Fratelli Menendez presto potranno tornare liberi, non rappresentano più un rischio per la società

Secondo il giudice Usa Michael Jesic di Van Nuys, i due fratelli hanno diritto ad uno sconto di pena. Dopo aver trascorso 35 anni in prigione, potranno avere la libertà vigilata.

Fratelli Menendez presto potranno tornare liberi, non rappresentano più un rischio per la società

Condannati nel 1989 all’ergastolo senza alcuna possibilità di ottenere la libertà vigilata, i fratelli Lyle ed Erik Menendez continuano ancora oggi a far parlare del loro caso, tenendo alta l’attenzione pubblica. Ritenuti responsabili del decesso dei loro genitori, che presero a fucilate nell’estate del 1989, quando avevano appena 21 e 18 anni, i due fratelli Menendez hanno ottenuto la trasformazione della pena, che dall’ergastolo è passata a 50 anni da scontare dietro le sbarre, con possibilità di accedere alla libertà vigilata.

A pronunciare la sentenza è stato il giudice Michael Jesic dopo un’udienza di circa otto ore tenutasi all’ interno del palazzo di giustizia di Los Angeles. Il giudice Jesic ha applicato una legge californiana del 2018 che protegge coloro che commettono reati complessi prima dei 26 anni d’età. Infatti, i due ragazzi, figli di genitori ricchi residenti a Beverly Hills, commisero il reato quando avevano 21 e 18 anni.

Proprio per questo, secondo il giudice, hanno diritto a una riduzione della pena. Inoltre, sempre secondo il giudice, i due fratelli non rappresentano più un rischio per la società, deduzione fatta dopo aver ascoltato le testimonianze di vari membri della famiglia, di un ex compagno di cella e di un giudice ormai in pensione. 

Dopo questa sentenza, quindi, i due fratelli potranno chiedere ad un giudice la libertà vigilata e finalmente per loro potranno aprirsi le porte della prigione di San Diego sono dove attualmente reclusi.

Da anni legali e familiari e legali hanno lavorato per ottenere questo risultato, ribadendo che quanto accaduto nel 1989 era stata solo una conseguenza di decenni di sopraffazioni e prepotenze subite da parte del padre José, complice la madre Kitty. All’epoca la sentenza del 1996 non ne tenne conto, ma dedusse che i due ragazzi avessero messo fine alla vita dei loro genitori solo per accedere alla loro eredità.

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