Migranti, svolta su Albania e sicurezza: la Cassazione rafforza il piano del governo

La Cassazione legittima i trattenimenti nel centro albanese di Gjader, equiparandolo ai CPR italiani, mentre il Viminale espelle tre tunisini coinvolti in molestie: doppio segnale di fermezza su asilo e ordine pubblico.

Migranti, svolta su Albania e sicurezza: la Cassazione rafforza il piano del governo

Il governo italiano incassa una doppia vittoria sul fronte migratorio e della sicurezza. Da un lato, la Suprema Corte di Cassazione ha definitivamente chiarito la legittimità dei trattenimenti dei migranti nel centro di Gjader, in Albania, inserendolo a pieno titolo nel perimetro giuridico dei CPR italiani.

Dall’altro, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dato seguito all’espulsione di tre cittadini tunisini coinvolti nei fatti di molestia sessuale durante il Concertone del Primo Maggio a Roma. Due episodi distinti ma intimamente connessi, che delineano una strategia chiara e muscolare da parte dell’esecutivo nel controllo dei flussi migratori e nella risposta a chi viola la legge. Il primo tassello di questa svolta è arrivato dalla Prima sezione penale della Cassazione, che ha accolto un ricorso del Viminale e della Questura di Roma, ribaltando una precedente decisione della Corte d’Appello capitolina.

Al centro del contenzioso vi era un cittadino marocchino, irregolarmente entrato in Italia e trasferito a Gjader dopo un provvedimento di espulsione. Qui l’uomo aveva tentato di bloccare il rimpatrio con una domanda d’asilo, poi ritenuta strumentale. Finora, la Corte d’Appello aveva ritenuto il trattenimento in Albania illegittimo. La Cassazione ha invece stabilito che, in base al Protocollo Italia-Albania, Gjader è da considerarsi equivalente a un CPR nazionale.

Non solo: il giudice ha chiarito che la presentazione di una richiesta d’asilo non è sufficiente a impedire il trasferimento, se emergono indizi di strumentalità. Un chiarimento giuridico che supera l’incertezza creata da precedenti pronunce, e che rafforza la cornice legale dell’accordo bilaterale tra Roma e Tirana.

A conferma dell’impatto immediato della decisione, la Corte d’Appello si è già adeguata con due nuove sentenze allineate al pronunciamento della Suprema Corte, segno di un sistema giudiziario che ritrova coerenza nel dialogo con l’azione dell’esecutivo. Nel frattempo, sul piano dell’ordine pubblico, il Viminale ha risposto con prontezza agli episodi di Roma. Tre cittadini tunisini, individuati grazie alle indagini della Polizia, sono stati espulsi per le molestie commesse durante il Concertone. Un provvedimento che manda un messaggio inequivocabile: l’Italia non offre rifugio a chi trasgredisce le regole della convivenza civile.

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