Mimmo Lucano, la Cassazione dice basta: 18 mesi di condanna per falso

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 18 mesi di reclusione, con pena sospesa, per Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, per un reato di falso, respingendo il ricorso della Procura contro la sua assoluzione

Mimmo Lucano, la Cassazione dice basta: 18 mesi di condanna per falso

La Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace ed europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, a 18 mesi di reclusione per falso. La pena, sospesa, riguarda un episodio di falso legato alla firma di una delibera, mentre le accuse per gli altri reati, tra cui truffa ai danni dello Stato e altri falsi, sono state definitivamente rigettate.

Questa sentenza segna la conclusione di un lungo processo che ha visto Lucano accusato di gravi illeciti nella gestione dei progetti di accoglienza dei migranti a Riace, ma che ha visto anche il suo nome risollevato in seguito all’assoluzione da parte della Corte d’appello di Reggio Calabria nel 2023.La vicenda processuale di Lucano ha avuto inizio con l’inchiestaXenia“, condotta dalla Guardia di Finanza, che indagava sulla gestione dei fondi destinati ai progetti di accoglienza dei migranti.

Lucano è stato inizialmente accusato di aver organizzato un sistema illecito per truffare lo Stato, creando rendicontazioni false per il Servizio centrale dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e la Prefettura. A seguito della condanna in primo grado, che lo aveva visto imputato di un ampio ventaglio di reati, tra cui truffa e associazione per delinquere, il caso è passato in appello.

Nel 2023, la Corte d’appello di Reggio Calabria aveva ribaltato la sentenza di condanna, dichiarando Lucano innocente per i reati più gravi, tra cui l’associazione per delinquere e le truffe ai danni dello Stato. Nonostante ciò, la condanna per falso rimase invariata, legata all’asserita falsificazione di una delibera. Il verdetto d’appello ha riconosciuto l’assenza di prove concrete per gli altri addebiti, sostenendo che le intercettazioni telefoniche utilizzate durante l’indagine erano in gran parte inutilizzabili e non sufficienti a provare la commissione di reati.L’ultima fase del procedimento ha visto la Procura generale di Reggio Calabria presentare un ricorso in Cassazione, chiedendo l’annullamento dell’assoluzione di Lucano per i reati di truffa e falso. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero, confermando la decisione dei giudici di appello.

In particolare, la Cassazione ha rigettato la parte del ricorso che contestava l’assoluzione di Lucano per le accuse di truffa e falsificazione. Gli avvocati difensori di Lucano, Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, hanno accolto positivamente la decisione della Cassazione, definendo il ricorso della Procura “infondato“. “È stata una brutta storia, ma oggi si conclude nel migliore dei modi”, ha commentato l’avvocato Daqua. Lucano stesso ha espresso soddisfazione per la sentenza, dichiarando di essere sempre stato innocente e di ritenere che le accuse mosse nei suoi confronti fossero il frutto di un teorema costruito ad arte per ostacolare la sua attività di accoglienza. “Oggi sono felice per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che mi sono state vicine in Italia e in Europa“, ha aggiunto Lucano, che ha anche ribadito la sua convinzione che la vicenda fosse strettamente legata a questioni politiche più ampie, come gli accordi tra l’Italia e la Libia sul tema dei migranti. 

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