Fare figli senza uomini: in Italia sempre più donne single vogliono la procreazione assistita

Serena, una donna single di Brescia, denuncia un'ingiustizia per non aver potuto accedere in Italia alla procreazione medicalmente assistita (PMA) a causa della Legge 40/2004, che consente il trattamento solo a coppie eterosessuali sposate o conviventi.

Fare figli senza uomini: in Italia sempre più donne single vogliono la procreazione assistita

Mi sento vittima di un’ingiustizia da parte del mio Stato.” Le parole di Serena, una donna single di Brescia costretta a recarsi in Spagna per poter accedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA), mettono in luce un tema sempre più discusso in Italia: l’esclusione delle donne single e delle coppie omosessuali dalle tecniche di fecondazione assistita, prevista dalla Legge 40 del 2004. Ma ora qualcosa potrebbe cambiare. La Cassazione è infatti chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale di questo divieto, sollevando interrogativi profondi sui diritti, la genitorialità e l’evoluzione sociale nel nostro Paese.

La storia di Serena non è un’eccezione. È una tra le tante donne che, in assenza di un partner maschile, non possono accedere legalmente alla PMA in Italia. Così, come molte altre, ha scelto di rivolgersi a una clinica estera, affrontando costi elevati e viaggi non semplici pur di realizzare il sogno di diventare madre.

A smuovere le acque è stato però il caso di Evita, una 40enne torinese che nel 2023 si è vista rifiutare la possibilità di sottoporsi a PMA in un centro toscano. A differenza di molte altre donne, ha deciso di non piegarsi al “turismo procreativo” e ha portato la sua istanza davanti ai giudici. Il tribunale di Firenze ha sollevato la questione di legittimità costituzionale e ora spetta alla Corte di Cassazione decidere se la norma vigente sia in linea con i principi della Costituzione italiana.

La normativa attualmente in vigore consente l’accesso alla procreazione medicalmente assistita esclusivamente a “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi”. In altre parole, le donne single e le coppie omosessuali sono escluse dal ricorso a queste tecniche, come l’inseminazione artificiale o la fecondazione in vitro. Una restrizione che molti definiscono discriminatoria, anacronistica e contraria ai principi di autodeterminazione e uguaglianza.

Nonostante le restrizioni, la procreazione medicalmente assistita è una pratica sempre più diffusa nel nostro Paese. Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2022 sono nati 16.718 bambini tramite PMA, pari al 4,25% del totale dei nati in Italia. Rispetto al 2015, si è registrato un aumento del 30,24%, segno di una crescente domanda e accettazione sociale di queste tecniche.

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