“Uno e trino”, il gruppo cinese BBK Electronics dopo aver annunciato l’arrivo in Occidente dei top gamma Oppo Reno6 (anche Pro) e di nuovi prodotti (smartphone e tablet) a marchio Realme, ha messo mano anche ad un altro suo marchio Vivo, per conto del quale ha presentato gli innovativi (per il processore d’imaging V1) tre smartphone della serie X70 provvisti anche di una porta a infrarossi.
Vivo X70 (160.1 x 75.4 x 7.55 mm, per 181 grammi) e Vivo X70 Pro (158.3 x 73.2 x 8 mm, per 185 grammi), novelli “gemelli diversi” (anche nelle colorazioni: nero, bianco, nebulosa), si avvalgono, in modo da poter integravi sotto lo scanner per le impronte digitali, di display AMOLED, dimensionati a 6.56 pollici secondo un aspect ratio a 19,8:9, risoluti in FullHD+, con 120 Hz di refresh rate, bucati in alto al centro per ospitare la selfiecamera da 32 megapixel, piatto nell’X70 e curvo nell’X70 Pro.
Anche il retro dei Vivo X70 e X70 è molto simile, forgiato su un totem rettangolare a sinistra: quest’ultimo nel primo modello propone una triplice fotocamera con Flash LED ad affiancare uno dei tre sensori previsti, rispettivamente da 48 (Sony IMX766, principale, stabilizzazione ottica), 12 (ultragrandangolo), 12 (profondità per il Bokeh) megapixel mentre il secondo, pur confermando i due sensori da 12 megapixel, sostituisce quello principale con uno da 50 (Samsung ISOCELL GN1) megapixel, sempre con OIS, e aggiunge, in un allestimento a Y rovesciata, un quarto sensore, di tipo periscopico (zoom ottico 3x), da 8 megapixel. Ancora nel novero del coinvolgimento multisensoriale, all’insegna di un minimo comun denominatore che coinvolgerà anche l’iterazione X70 Pro+, sono presenti due speaker stereo con sound Hi-Fi, e un motorino vibrazionale lungo l’asse Z.
Altri elementi di differenziazione, tra gli smartphone Vivo X70 sono costituiti dal comparto energetico caricabile rapidamente sempre a 44W via microUSB Type-C, posto che nell’X70 c’è una batteria da 4.400 mAh e nell’X70 Pro si sale a 4.450 mAh: le connettività sono le medesime, sostanziate nel GPS (A-GPS, Beidou, Galileo, Glonass, QZSS), nel Wi-Fi 6, nell’NFC, nel Bluetooth 5.1, nel Dual SIM con 4 e 5G (standalone e non). Il comparto elaborativo prevede, nel primo modello, il processore octacore Mediatek Dimensity 1200 sostituito, nel modello Pro, dal samsunghiano Exynos 1080. Gli allestimenti mnemonici prevedono, nel Vivo X70 “liscio”, 8+128 GB (3.699 yuan, sui 484 euro), 8+256 GB (3.999 yuan, 524 euro), o 12+256 GB (4799 yuan, 628 euro). Nel Vivo X70 Pro, è possibile scegliere tra 8+128 GB (4.299 yuan o 563 euro), 8+256 GB (4.599 yuan o 602 euro), 12+256 GB (4.799 yuan o 628 euro) e 12+512 GB (5.299 yuan, o 694 euro).
Come confermato, ambedue i modelli in oggetto dispongono del chip grafico proprietario a bassa latenza ed elevata efficienza energetica V1: nello specifico, si tratta di un imaging chip che sfrutta la cache da 32 MB per eseguire in parallelo, ad elevata velocità, calcoli complessi (sgravandone il duo processore-GPU), come quelli necessari per ridurre il rumore in tempo reale nei video a 1080p@60fps o quelli per migliorare (inframmezzando dei frame simulati via MEMC) i video 4K@30fps girati con poca luce.
Il sistema operativo scelto, Android 11 dietro interfaccia Origin 1.0, è di servizio anche sull’ultimo modello del trio Vivo, formato dal top gamma X70 Pro+ (164.5 x 75.2 x 8.9 mm, con peso differente da 123 a 209 grammi a seconda della backcover in similpelle vegana o Fluorite AG, nei colori nero, arancione e blu) che, dagli altri X70 desume immutato l’array delle connettività, NFC e 5G compresi. Quest’ultimo cela lo scanner per le impronte digitali sotto un curvo pannello E5 AMOLED fornito da Samsung nella diagonale da 6.78 pollici e con la risoluzione QHD+, in grado di supportare i 120 Hz di refresh rate dinamico (grazie alla natura LTPO), con un foro nella mediana alta per la selfiecamera, ancora da 32 megapixel (f/2.5, grandangolo equivalente a 26mm, pixel da 0.8 micrometri, 1/2.8″).
Il retro del Vivo X70 Pro+, confermando la collaborazione con i teutonici di Zeiss, propone una quadrupla fotocamera, con un sensore principale da 50 (Samsung ISOCELL GN1, f/1.6, laser autofocus, pixel da 1.2 micrometri, 1/1.31″) megapixel stabilizzato otticamente, celato dietro un’ottica con rivestimento anti-riflesso e a ultrabassa dispersione (81.6 Ambe number) Zeiss T, uno ultragrandangolare (114°) da 48 megapixel (f/2.2, pixel da 0.8 micrometri, 1/2.0″, stabilizzazione elettronica), uno (f/1.6, pixel da 1.22 micrometri, 1/2.93″, messa a fuoco fasica, stabilizzazione ottica) da 12 per il teleobiettivo (zoom ottico 2x), e uno periscopico (zoom ottico 5x, Super Zoom 60x) da 8 megapixel (f/3.4, autofocus, 1/4.0″, 140 mm, messa a fuoco fasica, stabilizzato otticamente mediante un sistema cardanico a 4 assi).
All’interno dello chassis, impermeabile come da certificazione IP68, alberga, sempre col beneficio del chip per imaging proprietario V1, un cuore Snapdragon 888+ in tutti e tre gli allestimenti mnemonici previsti, da 8+256 GB (5.499 yuan, pressappoco 720 euro), 12+256 GB (5.999 yuan, 785 euro circa), e 12+512 GB (6.999 yuan, 916 euro). Anche la sezione energetica migliora notevolmente (e visti i maggiori consumi non avrebbe potuto essere altrimenti) con una capienza di 4.500 mAh utilizzabili anche in reverse charging (a 10W), rabboccati rapidamente a 55W via cavo, ma anche in wireless (a 50W).