Il noto social in blu, Facebook, è tornato a concentrarsi sul tema coronavirus, con diverse iniziative volta a combattere la disinformazione che sta circolando in tal senso in questo periodo: in più, sempre da Menlo Park sono arrivati aggiornamenti sul progetto della criptovaluta Libra, riavviato dopo un periodo di riflessione e feedback.
La prima novità relativa a Facebook riguarda un argomento per molto tempo caduto nel dimenticatoio, ovvero la sua criptomoneta Libra, quasi sepolta dalle critiche ricevute, dai timori circa la perdita di sovranità monetaria, o dalle preoccupazioni di un tal potere in mani private. Nelle scorse ore, la Libra Association che, con base in Svizzera, raggruppa i founder della stessa (tra cui, ovviamente, Facebook) ha presentano una domanda di licenza ad operare in tema di pagamenti alla Finma, ovvero all’autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati finanziari, proponendo un progetto di criptovaluta riveduto.
Nello specifico, oltre ad aver “migliorato la sicurezza del sistema di pagamento” e a promettere l’adozione di “standard rigorosi circa il riciclaggio di denaro, la lotta al finanziamento del terrorismo e la prevenzione da attività illecite“, si è proposto, assieme alla creazione di una Libra multi-valuta, ancorata ad un paniere di monete nazionali e di debito pubblico in ottica di stabilizzazione, anche la nascita di tante stablecoin ancorate ciascuna a una singola valuta reale dalle quali si desumerebbe sostanzialmente la prima: ipso facto, nascerebbe una Libra per il dollaro, una per la sterlina, una per lo yuan, etc e, pagando in Libra, si pagherebbe una data frazione di stablecoin ancorata di volta in volta, al dollaro, o a un’altra valuta.
Nell’attesa di conoscere gli sviluppi della vicenda, che in caso di esito positivo passerebbe per uno step successivo (la registrazione, negli USA, quale impresa di servizi monetari), Facebook – di recente – stata accusata di essere un “epicentro di disinformazione sul Coronavirus” da Aavaz, una Ong senza scopo di lucro che, a tal scopo, ha fatto riferimento ai tanti post che, in questo periodo, affollano il social in tema di coronavirus, con tesi cospirazioniste, volte a sottovalutare il rischio sanitario, a proporre cure mirabolanti, o diffondere allarmi sociali circa la mancata disponibilità di servizi essenziali.
Facebook, in questo senso, ha rimosso tali post, e ha ricordato che ha badato a etichettare quelle notizie che non meritavano d’essere rimosse, col risultato che, nel 95% dei casi, gli utenti non vi cliccavano. In più, si è reso noto che negli USA partirà una sezione di notizie verificate sul tema coronavirus, “Get the Facts“, mentre anche altrove dovrebbero poi apparire dei banner, con link verso il sito dell’OMS (e l’invito a condividere il link per risparmiare a parenti e amici false notizie), in cima al NewsFeed di coloro che dovessero aver apposto un like, una Reazione, un commento, un repost, ad una notizia poi rivelatasi falsa sul Covid e di conseguenza rimossa.
Infine, sempre Facebook ha reso noto di aver portato il Bot dell’OMS, già innestato con successo (12 milioni di utenti) su WhatsApp, anche su Messenger: per avvalersene, basterà inviare un messaggio privato nella Pagina ufficiale dell’OMS, perché risponda, per ora in francese, spagnolo e inglese, il bot che, tra le varie cose, fornirà consigli in caso di spostamenti e viaggi, informazioni e dati ufficiali dell’OMS, e sfaterà i falsi miti sull’argomento.