Attenzione: Facebook traccia la posizione degli utenti, contro la loro volontà

Una missiva spedita a due senatori USA, divenuta pubblica grazie a una giornalista, ha permesso di scoprire come Facebook riesca a tracciare lo stesso gli utenti, quanto a posizione geografica, per erogare servizi (e inserzioni) ad hoc.

Attenzione: Facebook traccia la posizione degli utenti, contro la loro volontà

Quello attuale è indubbiamente un periodo di grandi pressioni per Facebook, presa di mira in ottica anti-trust e, come spesso accade, per il modo in cui gestisce il trattamento e la raccolta dei dati degli utenti (ad es. in seguito al furto di un hard disk colmo di info in chiaro sui propri dipendenti). Normale quindi che, in questa particolare area di interesse, il social sia spesso al centro dell’attenzione.

Da tempo Facebook ha attivato, sulla propria piattaforma social, un’opzione che permette di non condividere le proprie informazioni relative alla posizione geografica ma ciò, secondo quanto appena emerso, non sarebbe sufficiente dacché, anche senza il permesso degli utenti, Menlo Park riuscirebbe comunque a tracciarli (seppur in modo meno preciso).

A rivelarlo, assieme all’assicurazione che il gruppo è pronto ad accettare le restrittive e future (dai principi del 2020) norme del CCPA (California Consumer Privacy Act), è lo stesso social network, in una lettera che, spedita in risposta a due senatori americani (Josh Hawley e Christopher Coons), è stata portata alla pubblica dattenzione sia dai commenti su Twitter di questi ultimi (secondo i quali il Congresso deve intervenire sul fatto che gli utenti non abbiano un reale controllo sulle proprie informazioni) che dalla ricondivisione della stessa ad opera della giornalista del portale “The Hill”, Emily Birnbaum

Secondo la missiva, Facebook opera un tracciamento latente dei propri utenti, ricorrendo a tanti piccoli indizi, tra cui figura l’indirizzo IP che verrebbe assegnato al dispositivo non appena quest’ultimo si connette ad una rete di telecomunicazione: assieme a tale parametro, contribuirebbero a scoprire la posizione degli utenti anche i check-in online eseguiti da questi ultimi, gli indirizzi riportati nel profilo o nell’area di vendite del social, e financo le foto pubblicate o nelle quali si sia stati condivisi (da cui gli algoritmi cercherebbero di riconoscere i luoghi riportati). 

Tale ampia mole di dati, indubbiamente meno precisi di quelli di un GPS, incrociati, fornirebbero indicazioni di massima sulla posizione dell’utente, e ciò – in ultima istanza – si rivelerebbe utile per tutta una serie di ragioni reputate importanti da Facebook.

Nello specifico, la posizione dell’utente verrebbe carpita per proteggerne l’account in caso di accesso da una località inconsueta, per frenare campagne di disinformazione mirate verso particolari paesi (specie in periodo elettorale) ma anche, e soprattutto, a scopo pubblicitario, per palesare (senza possibilità di disattivazione) in vare aree, NewsFeed compreso, pubblicità connesse col posto in cui si trova l’utente (sì da evitare – ad es. – che un londinese veda promozioni in atto a Los Angeles). 

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