Facebook: pubblicità false su terapie HIV, etichette trasparenza rimandate, furto dati, Oculus curiosi

Ennesimo furto di dati per Facebook che, in più, ha deciso di utilizzare le info degli Oculus users per ottenere pubblicità mirate: in più, arriva la disinformazione sanitaria sull'HIV e un forte rallentamento di iniziative a favore della trasparenza informativa.

Facebook: pubblicità false su terapie HIV, etichette trasparenza rimandate, furto dati, Oculus curiosi

L’attuale settimana non poteva iniziare peggio per Facebook, alle prese con un caso di disinformazione pubblicitaria, con dei rallentamenti sulla trasparenza informativa, con l’ennesimo scandalo sulla privacy, ed una decisione potenzialmente lesiva per la riservatezza dei dati personali.

La prima novità che ha visto coinvolta Facebook è stata resa nota dall’organizzazione no-profit GLAAD che in America combatte la discriminazione ai danni delle persone LGBTQ, secondo la quale sul social e su Instagram sarebbero apparse pubblicità false relative a presunti (e inesistenti) effetti collaterali (es. problemi renali o alla densità ossea) delle terapie anti-HIV condotte col farmaco anti-retrovirale Truvada. L’invito dell’associazione, mediante una mail indirizzata direttamente a Zuckerberg, è a bloccare queste pubblicità mirate, prendendo pubblicamente posizione su un caso che, in effetti, rischia di causare non pochi danni alla salute pubblica.

Mutuando un’iniziativa introdotta lo scorso anno da YouTube, anche Facebook aveva deciso di optare per un sistema di etichettatura, che catalogasse i media, in ottica trasparenza, sì da evidenziare quelli gestiti o finanziati da enti statali: il progetto era dato come in partenza a Novembre, con le etichette che sarebbero apparse prima sulle Pagine, poi sui post e, infine, su Instagram.

Il passato è d’obbligo e non casuale, visto che Facebook non è riuscita a rispettare la scadenza fissata per l’esordio, a causa – verosimilmente – delle difficoltà (e delle ingenti risorse necessarie) nell’appurare la proprietà delle fonti, l’origine di finanziamenti, e chi materialmente sceglie la leadership del media attenzionato: interpellata dalla CNN, la piattaforma social ha confermato l’iniziativa, limitandosi ad aggiungere che sarebbe partita “molto presto

Sempre a carico di Facebook è da ascrivere un pericoloso data breach, rendicontato qualche giorno fa dalla rivista online Bloomberg. Quest’ultima ha reso noto che, in quel di Novembre, un dipendente del social addetto ai pagamenti ha subìto lo scassinamento della propria auto, con conseguente furto di un hard disk, non criptato, in cui – oltre a nome e indirizzo – di 29 mila dipendenti americani della holding, vi erano anche i relativi dati bancari e le ultime cifre del numero di previdenza sociale, negli USA adoperabile anche per stilare acquisti o richiedere finanziamenti/prestiti. Facebook, nell’ammettere l’accaduto, già comunicato debitamente alle autorità, ha confermato d’aver preso provvedimenti contro il dipendente oggetto del furto, in relazione al quale non è chiaro perché abbia portato all’esterno i dati sottratti, e di aver offerto agli impiegati coinvolti nella fuga di dati (ad oggi ancora non usati per abusi) una tutela biennale contro il furto d’identità

Infine, Facebook ha modificato le policy relative ai dispositivi Oculus per la realtà virtuale, spiegando che ora utilizzerà i dati degli utenti, magari in merito alle app che adoperano, per migliorare i propri prodotti, fornire contenuti mirati (es. app scaricabili dall’Oculus Store ed eventi Oculus vicini cui partecipare), e personalizzare la pubblicità vista sia dentro che fuori dall’ecosistema Facebook.

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