Avvio di fine settimana colmo di difficoltà per Facebook che, tra problemi relativi alle indagini anti-trust e all’ostilità verso la criptovaluta Libra, certo non aveva bisogno delle polemiche suscitate dalla sua presa di posizione a proposito della geolocalizzazione, o dell’ennesima breccia nella sicurezza, con annessa privacy compromessa.
Nello scorso Agosto, il Dipartimento americano di Giustizia vagheggiò la possibilità che fossero avviate delle indagini su alcuni colossi hi-tech, per appurare se, con le loro posizioni dominanti, stessero in qualche modo danneggiando la concorrenza.
Quel momento è arrivato visto che, nel mentre il repubblicano Ken Paxton, procuratore generale del Texas, ha appena messo sotto la lente d’ingrandimento Google (che s’è detta pronta a collaborare alle indagini), la democratica Letitia James, procuratrice dello Stato di New York, ha fatto lo stesso con Facebook, nell’ambito di una vicenda giudiziaria che potrebbe concludersi o con una classica multa o, nel peggiore dei casi, con lo spezzatino del gruppo in singole sub-realtà: da Menlo Park, intanto, è giunta la presa di posizione del portavoce Will Castleberry, il quale ha confermato la disponibilità a interagire con gli avvocati dello Stato, facendo presente che l’azienda opera in un mercato concorrenziale in cui, per ogni servizio offerto, vi sono diverse alternative, presso cui possono rifugiarsi gli utenti, nel momento in cui il social dovesse smettere d’innovare.
Anche Libra non smette di fornire preoccupazioni, ai piani alti di Menlo Park. La criptovaluta ha destato nuove perplessità in patria, con il sottosegretario del Tesoro, Sigal Mandelker che (in un meeting in Svizzera con il locale ente per la supervisione dei mercati), invocando per Libra il rispetto dei locali standard regolamentari quale condizione per poter partire, ha spiegato che molte realtà hanno reso possibile l’infrastruttura per le criptomonete, senza curarsi del fatto che fosse sicura, evitando che queste ultime potessero essere usate per finanziare il terrorismo, o il riciclaggio di denaro sporco.
Non meno pesante è il segnale che viene dal suolo europeo, ove già l’antitrust di Bruxelles ha messo sotto torchio Libra per eventuali aspetti anticoncorrenziali: intervenuto nel corso di una conferenza promossa dall’OSCE proprio sul tema delle “criptocurrencies”, l’ex segretario di Stato agli Affari Europei e attuale ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, ha dichiarato che, nelle condizioni attuali, è impensabile che Libra venga autorizzata su suolo continentale, dacché la privatizzazione del danaro, controllato da un unico soggetto che già gestisce i dati di 2 miliardi di utenti, potrebbe minare la sovranità monetaria dei singoli Paesi europei.
In occasione del varo ufficiale di Android 10, e con iOS 13 stabile alle porte, Facebook ha emesso un comunicato, destinato a sollevare non poche polemiche, nel quale spiega che, con i nuovi sistemi operativi, pronti a chiedere un’autorizzazione ogniqualvolta l’app dovesse necessitare della posizione GPS, si potrebbe esser sommersi di notifiche mentre, nel disattivare del tutto quest’opportunità, si otterrebbe una peggiore esperienza d’uso sulla piattaforma che, di conseguenza, non potrebbe suggerire gli amici nelle vicinanze, gli eventi locali che potrebbero interessare, o la presenza di locali col Wi-Fi gratis.
Ovviamente, Menlo Park non potrebbe nemmeno erogare gli (altamente remunerativi) annunci debitamente personalizzati sulla base della posizione degli utenti.
Infine, l’ennesimo scandalo relativo alla privacy. L’onlus Privacy International che scoperto che alcune app dedicate alle donne, come Mia Fem e Maya, implementate con il kit per sviluppatori messo a disposizione da Facebook, avrebbero subito una fuga di informazioni, di rilevanza medica ma molto ambite dagli inserzionisti, relative all’ovulazione, alla frequenza dei rapporti sessuali, all’uso dei contraccettivi, al ciclo mestruale, all’umore, etc, pur precisando che – allo stato attuale – non sia né chiaro il ruolo di Facebook in tutto ciò, né se la piattaforma (che, salomonicamente, ha auspicato chiarezza con i propri utenti da parte delle app partner) ne abbia tratto beneficio.