Referendum costituzionale 4 dicembre: 150 donne firmano l’appello per il "SI"

Prossimi al Referendum arriva l’appello firmato da 150 donne a favore del "SI". Tutte sotto un manifesto indetto dal comitato di “donne per il sì” insieme alla ministra Maria Elena Boschi

Referendum costituzionale 4 dicembre: 150 donne firmano l’appello per il "SI"

Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. In prima linea questa volta le donne pronte a metterci la faccia per dire “SI”. In tutto sono 150 le donne provenienti da “mondi diversi”, da ambienti diversi a schierarsi a favore della norma costituzionale.

Dalla regista e scrittrice Cristina Comencini alla filosofa Francesca Izzo. Esponenti del Pd come Fabrizia Giuliani, Giuditta Pini e Paola Concia. Le scrittrici Chiara Gamberale e Susanna Tamaro, la sociologa Giovanna Zincone, l’attrice Simona Marchini. La produttrice cinematografica Vera Montaldo, l’imprenditrice Riccarda Zezza, ma anche la costituzionalista Melina Decaro e  docenti universitarie come Claudia Mancina e Lucia Banci.

Tutte hanno firmato sotto un manifesto formatosi dopo un ritrovo dei comitati di “donne per il SI” lo scorso 18 ottobre a Roma a favore della nuova norma costituzionale.

Tutte unite sotto lo stesso voto “SI” al Referendum Costituzionale del 4 dicembre. In collaborazione con la ministra Maria Elena Boschi, durante l’incontro durante il quale è nata l’idea di sottoscrivere il documento manifesto.

Lo scopo del testo è quella di porre in rilievo tutte le motivazioni che portano al SI per la riforma costituzionale. Nel manifesto, infatti, si invitano le donne ad appoggiare la legge di riforma, per i seguenti motivi: “Per la prima volta viene introdotto nella Costituzione il principio dell’equilibrio della rappresentanza riconoscendo che il popolo sovrano è composto da uomini e donne. E non è poca cosa la semplificazione e razionalizzazione del processo decisionale con il superamento delle due Camere con la medesima legittimazione e le stesse funzioni”.   

In primis tutte le donne appartenenti ai comitati pongono in evidenza quanto sia importante modificare il rapporto tra Stato e regioni.

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