Della serie: toglietemi tutto, ma non toglietemi i soldi. Sembra essere questa la paura principale di Massimo Carminati, l’ex terrorista nero protagonista di Mafia Capitale che, durante una telefonata col re delle cooperative romane Salvatore Buzzi, afferma: “Io so’ ricco, te dico la verità… Io sono un bandito ricco. C’ho difficoltà a tira’ fuori i soldi se no me li levano”. Per esempio, la villa di Sacrofano, proprio quella dove Carminati è stato arrestato lo scorso dicembre: “Non è che non c’ho i soldi pe’ comprammela, io me la devo affitta”. Con l’acquisto di una villa, infatti, avrebbe attirato l’attenzione degli inquirenti, che avrebbero notato un incredibile squilibrio tra il reddito dichiarato e il valore degli immobili.
E’ lecito, quindi, pensare che esista un vero e proprio tesoro appartenente a Massimo Carminati che, secondo altre intercettazioni, ammonterebbe a milioni di euro. Secondo gli inquirenti, gran parte di questo tesoro sarebbe nascosto in una cosiddetta ‘scatola vuota’, la Cosma (Cooperativa servizi di manutenzione), presieduta dall’avvocato Antonio Esposito (arrestato nel secondo filone di Mafia Capitale) che, sempre secondo gli inquirenti, emetteva fatture false con le quali Buzzi dava a Carminati la sua parte nel business dell’accoglienza degli immigrati: “un milione al ‘Cecato’, un milione è suo“, diceva lo stesso Buzzi in un’intercettazione. E ancora: “quando ci pagheranno i minori non accompagnati, dato che i pasti li ha pagati tutti lui, lui piglierà la quota parte, che so, 500mila euro. Da dare a Cosma“, diceva ancora Buzzi, “ma facendo tutto regolare”: col sistema della fatturazione false, appunto.
Ovviamente, non c’è alcuna traccia di questi soldi nei conti di Carminati, e gli inquirenti stanno provando a capire dove possa averli nascosti. I sospetti cadono su Fabrizio Testa e, soprattutto, su Vittorio Spadavecchia, ex Nar proprio come Massimo Carminati, e ora broker della finanza a Londra.