Dopo il ‘secondo atto’ di Mafia Capitale, sono sempre di più le voci che chiedono le dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino, che ha dovuto subire ‘l’onta’ del rinvio dell’Assemblea capitolina, perché dopo la retata di ieri mancava il numero legale. Marino, anzi, si fa scudo del fatto che a novembre respinse l’assalto del vicepresidente del Pd, Lorenzo Guerini, che voleva come vicesindaco proprio quel Mirko Coratti arrestato ieri.
Intervistato da Ilfattoquotidiano.it, Marino dice: “Mi sono candidato per cambiare Roma e la sto cambiando. Siamo aiutati da un chirurgo sapiente, il procuratore capo Giuseppe Pignatone, che col bisturi sta eliminando un pericoloso ascesso. Vengo contrastato da più parti dal primo giorno, anche dal mio partito, che non ha compreso forse tutti gli sforzi compiuti”. A chi, invece, invoca lo scioglimento del Comune per mafia, Marino risponde: “Sarebbe un enorme favore alle mafie. Comunque, assolutamente no. Sono mormorii di chi non conosce la legge. I Comuni si sciolgono quando c’è un controllo dei clan, che riescono a infiltrare i vertici delle amministrazioni. Siamo all’opposto, queste figure si contrapponevano alla mia politica, cercando di contrastare l’azione di questa amministrazione”.
E sulle dichiarazioni di Salvatore Buzzi, il ‘re delle cooperative romane’, che dice: “Se resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma“, il sindaco Marino risponde: “Qui c’è un capogruppo del Pd controllato da un individuo in carcere al 41bis. Sarebbe ingiusta una mia valutazione, ma non c’è dubbio che fa parte di quell’aggressione nei miei confronti, in atto dal primo giorno in cui sono entrato al Campidoglio”. E a proposito di chi gli chiede se, in questa fase difficile, ci possa essere un’apertura ai 5 Stelle, Marino risponde: “Mai chiuso la porta. Massima stima. Hanno sempre detto di no, obbedendo agli ordini di chi sta a Genova e Milano e non a Roma, ma sarei felice di una loro assunzione di responsabilità in questa fase di cambiamento“.