Usa: posta le foto del figlio, nato senza naso, ma Facebook gliele censura

Le immagini del bambino, nato senza la cavità nasale, sono state rimosse da Facebook dopo le disgustose proteste di alcuni utenti del social, mandando su tutte le furie la madre del piccolo Timothy

Usa: posta le foto del figlio, nato senza naso, ma Facebook gliele censura

Furiosa, e a ragione. E’ questo il sentimento che prevale nella madre di Timothy Eli Thompson, un bimbo nato prematuro, senza che si siano formate le cavità nasali: si tratta di una condizione talmente rara che solo un bambino su 197 milioni ne è affetto. Brandi McGlathery, questo il nome della madre del bambino, aveva postato su Facebook le foto del figlio, ma sono state rimosse dopo le continue lamentele da parte degli utenti, in particolare dopo che un gruppo ‘pro-vita’ aveva cercato di promuoverle, scatenando una grande diffusione di queste immagini in giro per il web.

La sfuriata della madre, che ha avuto ben 30.000 condivisioni nel giro di sole 6 ore, ha fatto sì che il ban di Facebook fosse revocato, solo dopo che la madre, quindi, aveva posto all’attenzione degli utenti di Facebook la sua storia. La donna, proveniente dall’Alabama, aveva scritto: “Ho postato uno stato per dire che nessuno può dirmi se posso o meno pubblicare le foto di mio figlio!. Il caos si era scatenato dopo degli aberranti messaggi apparsi sulla bacheca della donna, sotto le foto del figlio, il cui tenore era: Perché non hai abortito, piuttosto che partorire un bambino ‘così’?. Un po’ per orgoglio, un po’ per senso di giustizia, la madre aveva fatto finta di niente, fin quando non è arrivato lo stesso Facebook a censurare le foto, facendo scatenare la furia di Brandi.

In seguito, una pagina GoFundMe è riuscita anche a raccogliere più di 35.000 euro per le cure del bambino, che ha dovuto subire una tracheotomia a soli cinque giorni di vita: “Eli ha una lunga strada davanti a sé”, dice Brandi, che continua: “Sarei grata a tutti quelli che possono darmi un sostegno economico per affrontare questa difficile situazione. Ma anche una preghiera, sarebbe già tanto”. Situazione risolta, quindi, ma la gaffe di Facebook resta.

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