Anche la Rai, così come Sky Tg Com 24, non trasmetterà più i filmati propagandistici dell’ Isis. La decisione è stata presa nel corso dell’audizione per i diritti e doveri relativi a internet; il tutto all’indomani di un nuovo video del Califfato islamico, dove si vede addirittura un bambino armare il boia prima dell’esecuzione.
La decisione è stata presa da Luigi Gubitosi, direttore generale dell’emittente televisivo, che dichiara: “Dopo un periodo di analisi e di riflessione come azienda di servizio pubblico, abbiamo fatto una scelta molto netta: non manderemo più in onda il racconto che l’Isis produce per la sua propaganda e ci limiteremo ad estrarne di volta in volta frammenti descritti e mediati dal lavoro dei nostri giornalisti”.
Tale decisione è stata principalmente scaturita dal non volere alimentare ulteriormente una propaganda a fini terroristici, e assicurare quindi una tutela alla “dignità delle persone da abusi connessi a comportamenti negativi quali incitamento all’odio, alla discriminazione e alla violenza“.
In precedenza un accorgimento del genere era già stato consigliato dall’Ordine dei giornalisti, dal Consiglio nazionale degli utenti e dal presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Giuseppe Esposito, il quale aveva dichiarato in un’intervista a Panorama che “Cliccare ‘mi piace’ su un video dell’Isis o condividerlo sui social networks non è sinonimo di patriottismo, ma anzi equivale a rilanciare i terrori ancestrali che gli jihadisti vorrebbero far rinascere in noi, ed è pertanto sbagliato. Loro vogliono utilizzare le nostre paure per portare l’ Occidente a scatenare una guerra santa“. Quindi, in poche parole, perché piegare i nostri mass media a fare il loro gioco?
Sempre secondo Giuseppe Esposito, i soggetti più suggestionabili sarebbero i giovanissimi, e a tal riguardo non si può non pensare al recente scandalo suscitato dalla vicenda dei cinque studenti tredicenni di Padova, i quali hanno simulato un’esecuzione in stile Isis per poi condividere il video sui Twitter e Facebook. Gli adolescenti in questione sono stati prontamente sospesi dalla scuola, ma evidentemente anche fatti di questo tipo hanno contribuito a spingere la Rai ed altri emittenti televisivi a considerare seriamente la decisione di non trasmettere più i video violenti e propagandistici postati sul web dal Califfato Islamico.