X, il social di Musk tra dati pubblici e repressione in Arabia Saudita

X, il social network lanciato da Elon Musk, è accusato di usare i dati pubblici per addestrare i suoi modelli di IA e di collaborare con il governo saudita nella violazione dei diritti umani.

X, il social di Musk tra dati pubblici e repressione in Arabia Saudita

 X, il nuovo social network lanciato da Elon Musk, è al centro di due controversie che riguardano l’utilizzo dei dati pubblici per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale (IA) e il suo ruolo nella repressione dei diritti umani in Arabia Saudita. X, che ha sostituito Twitter dopo che Musk ha acquistato il social che fu di Jack Dorsey, si propone come una piattaforma che tutela la libertà di parola e l’innovazione tecnologica.

Tuttavia, alcuni aspetti del suo funzionamento hanno sollevato preoccupazioni tra gli utenti e le organizzazioni per i diritti umani. Uno di questi aspetti è l’uso dei dati pubblici per addestrare i modelli di IA generativa (forse proprio xAI). X ha aggiornato la sua politica sulla privacy per chiarire che può raccogliere informazioni pubblicamente disponibili online o da altre fonti pubbliche (“non DM o qualsiasi cosa privata“) per migliorare i suoi prodotti e servizi di IA.

Questo significa che ogni informazione che gli utenti pubblicano online, come blog, forum o social media, potrebbe essere utilizzata da X per alimentare i suoi algoritmi di apprendimento automatico. Questa pratica è stata criticata da chi sostiene che violi la privacy degli utenti e che possa portare a conseguenze negative, come la diffusione di informazioni false o manipolate. Un altro aspetto controverso di X è il suo coinvolgimento nella campagna di repressione del governo dell’Arabia Saudita contro i dissidenti e i difensori dei diritti umani.

X è stato accusato in una causa civile negli Stati Uniti di aver aiutato l’Arabia Saudita a divulgare informazioni personali degli utenti su richiesta del principe Mohammed bin Salman. La causa è stata presentata dalla sorella di Abdulrahman al-Sadhan, un operatore umanitario saudita condannato a 20 anni di carcere per aver espresso il suo dissenso su X. Secondo l’accusa, X avrebbe ignorato o favorito l’infiltrazione di agenti sauditi tra i suoi dipendenti, che avrebbero rivelato l’identità di migliaia di utenti anonimi della piattaforma. Tra questi utenti ci sarebbe anche Jamal Khashoggi, il giornalista del Washington Post ucciso nel 2018 a Istanbul su ordine del principe saudita.

L’accusa sostiene che X avrebbe violato i diritti umani e la legge statunitense sulle intercettazioni illegali. X non ha commentato le accuse e ha dichiarato di seguire le leggi dei paesi in cui opera. Tuttavia, molti osservatori ritengono che X debba essere più trasparente e responsabile sulle sue pratiche di raccolta e condivisione dei dati e sulle sue relazioni con i governi autoritari. 

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