X, il social della disinformazione: i dati allarmanti del report UE

X è il social più disinformativo secondo un report UE. Le altre piattaforme mostrano sforzi per contrastare i contenuti falsi o ingannevoli. X deve rispettare il DSA.

X, il social della disinformazione: i dati allarmanti del report UE

X, la piattaforma ex Twitter, è il social network con il più alto livello di disinformazione tra quelli analizzati da un report commissionato dall’Unione Europea (e lo scenario potrebbe peggiorare in alcuni mercati). Il documento, realizzato da TrustLab, una società specializzata nell’analisi dei dati e nella verifica dei fatti, ha esaminato le principali piattaforme social (Meta, Google, Microsoft, TikTok e X) in tre paesi europei (Polonia, Slovacchia e Spagna) tra gennaio e giugno 2023.

Il report ha utilizzato quattro indicatori per misurare la presenza e l’impatto della disinformazione sulle piattaforme: la scopribilità della disinformazione, il coinvolgimento assoluto con i post falsi o fuorvianti, il rapporto tra gli autori di disinformazione e il coinvolgimento relativo con i post falsi o fuorvianti.

Secondo questi indicatori, X ha ottenuto i peggiori risultati in tutti e tre i paesi, mostrando una maggiore esposizione e diffusione di contenuti errati o disinformativi rispetto agli altri social network. Per esempio, in Polonia, X ha avuto una scopribilità della disinformazione del 18%, contro il 6% di Meta e il 4% di Google. Inoltre, X ha avuto un coinvolgimento assoluto con i post falsi o fuorvianti di 1.2 milioni, contro i 600 mila di Meta e i 400 mila di Google. In Spagna, X ha avuto un rapporto tra gli autori di disinformazione del 12%, contro il 4% di Meta e il 3% di Google. Infine, in Slovacchia, X ha avuto un coinvolgimento relativo con i post falsi o fuorvianti di 0.8, contro lo 0.2 di Meta e lo 0.1 di Google.

Il report di TrustLab è stato presentato insieme al rapporto semestrale sul Codice di Condotta UE contro la disinformazione, che raccoglie le informazioni sulle azioni intraprese dalle piattaforme social per contrastare la diffusione di contenuti falsi o ingannevoli. Il Codice di Condotta è stato adottato nel 2018 come parte del Piano d’Azione Europeo contro la Disinformazione e prevede una serie di impegni volontari da parte delle piattaforme per migliorare la trasparenza, la responsabilità e la collaborazione con le autorità e le parti interessate.

Tuttavia, X ha deciso di abbandonare il Codice di Condotta a maggio 2023, dopo aver subito diverse critiche e sanzioni per aver violato le norme sulla privacy, sulla sicurezza e sulla moderazione dei contenuti. Il fondatore e CEO di X, Elon Musk, ha dichiarato che il Codice di Condotta è una forma di censura e che la sua piattaforma si basa sulla libertà di espressione e sull’autoregolamentazione degli utenti.

Inoltre, X ha annunciato che renderà le chiamate audio e video una funzionalità esclusiva per gli abbonati premium, limitando ulteriormente l’accesso ai suoi servizi. Questa scelta ha suscitato le reazioni negative delle istituzioni europee, che hanno ricordato a X l’obbligo di rispettare il Digital Services Act (DSA), il regolamento approvato nel 2022 che stabilisce le regole per i servizi digitali operanti nell’UE. Il DSA prevede che le piattaforme debbano rimuovere i contenuti illegali o dannosi entro un tempo prestabilito, altrimenti rischiano multe fino al 6% del fatturato globale.

Il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton ha dichiarato che “il signor Musk sa che non sarà fuori dai guai abbandonando il codice di condotta. […] Il mio messaggio per X è che dovete adeguarvi. Osserveremo quello che fate”. La commissaria europea per i valori e la trasparenza Věra Jourová ha aggiunto che “X è sotto osservazione da parte dell’UE dopo che è stata rilevata sulla piattaforma un livello di disinformazione superiore rispetto alla concorrenza. […] X deve dimostrare di essere in grado di garantire la sicurezza e la qualità delle informazioni che circolano sulla sua rete“.

Nel frattempo, le altre piattaforme social hanno mostrato i loro sforzi per contrastare la disinformazione e proteggere gli utenti. Tra i dati più significativi del rapporto semestrale, si segnalano:

  • Google ha bloccato oltre 31 milioni di euro destinati alla pubblicità di contenuti falsi nell’UE, ha respinto 141.823 annunci politici che non hanno superato i processi di verifica dell’identità e ha chiuso 411 canali su YouTube e 10 blog che riportavano propaganda russa.
  • Meta ha applicato un’etichetta di factchecking a 40 milioni di contenuti su Facebook e 1,1 milioni su Instagram, ha rimosso 3,4 miliardi di account falsi e ha collaborato con oltre 80 organizzazioni indipendenti di verifica dei fatti in 60 lingue.
  • TikTok ha rimosso 140.635 video (1 miliardo di visualizzazioni) per violazione della politica sulla disinformazione, ha rimosso 211 video filo-russi e ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sui rischi della disinformazione online.
  • Microsoft ha bloccato o limitato la creazione di 6,7 milioni di account LinkedIn falsi, ha rimosso 2.500 post con contenuti illegali o dannosi e ha introdotto nuove funzionalità per aumentare la trasparenza e il controllo degli utenti sui propri dati. 
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