In una giornata dominata dagli annunci di Vivo (X Fold, X Note, Pad), Meta si è ritagliata il suo momento di popolarità, mettendo in campo una campagna pubblicitaria contro le misure anti-tracking di Apple ma, nel contempo, curando la riservatezza dei propri utenti, grazie a una misura fortemente auspicata.
Nelle scorse ore, Meta ha fatto partire la campagna pubblicitaria, via spot, “Le buone idee meritano di essere trovate” tesa a criticare di striscio l’aggiornamento “AppTrackingTransparency“, o ATT, entrato in vigore con iOS 14.5, in base al quale gli utenti devono concedere un’autorizzazione volontaria all’essere tracciati. Ciò, all’epoca dell’introduzione della misura, ha fatto sì che la maggior parte degli users optasse per la disabilitazione del tracking, con meno dati raccolti da Meta in favore degli annunci pubblicitari personalizzati dei suoi inserzionisti.
Da qui la campagna di spot che insiste sul fatto che, oltre ai suoi editori e sviluppatori partner, la misura di Apple reca danno anche alle piccole e medie imprese: queste ultime, durante la pandemia, quando era difficile per le persone essere in presenza, hanno tratto giovamento dall’uso delle inserzioni pubblicitarie, col risultato che il 74% delle PMI che se n’è avvalso, le ha ritenute “importanti per il successo della propria attività“. La speranza di Menlo Park è che, evidenziando come a esser messe all’angolo siano le piccole e medie imprese, e non un colosso come se stesso, gli utenti limitino il ricorso all’opzione che permette loro di disattivare il tracking dei dati personali.
In più, assieme alla campagna pubblicitaria in questione, Meta ha fornito anche dei consigli per aiutare le PMI ad affrontare le misure varate da Apple, orientandosi al meglio del mare magnum pubblicitario: ad esempio, si è consigliato di ricorrere ai video, guardati 5 volte più delle immagini statiche, e di puntare su pubblicità orientate sui dispositivi mobili, con brevi spot, magari su Instagram e Facebook. Anche il ricorso alle Click To Message Ads viene giudicato utile, per “costruire solide relazioni con i clienti mentre effettuano una vendita“.
Risolto un bug che, per un errore di posizionamento grosso come una casa, suggeriva anziché nascondere dei post contenenti violenza, bufale, e nudità, il social principe di Meta, Facebook, si è dedicato a tutelare la privacy delle persone rivedendo, su sollecitazione dell’Oversight Board dei supervisori. le policy sugli indirizzi residenziali. Ad oggi, gli utenti possono condividere via Messenger o nel proprio Profilo, la residenza altrui in due casistiche, ovverosia quando tali indirizzi siano lasciati come pubblici, o quando siano tali perché riportati in TV o sui giornali essendo ritenute informazioni di dominio pubblico.
Siccome, però. è stato fatto notare, tale prassi può esporre le persone titolari di quegli indirizzi a vendette, ritorsioni, minacce, stalking, si è deciso che, entro la fine del 2022, ciò non sarà più possibile. Parimenti, diventerà impossibile condividere le foto dell’esterno delle abitazioni per evitare che l’altrui domicilio sia reso riconoscibile. L’unica eccezione in tal senso sarà, forse con focus sulle ville degli oligarchi russi, rappresentata dalle case di diplomatici e politici, di fronte alle quali addirittura, sfruttando il sistema degli eventi di Facebook, sarà possibile organizzare dei sit-in di protesta.