L’hashtag è diventato simbolo della comunicazione contemporanea

Il “cancelletto” non corre più solo sul web ed è diventato il simbolo della comunicazione contemporanea. Nel 2007 gli hashtag si utilizzavano solo su Twitter ma solo qualche anno più tardi sono stati adottati da Facebook e Instagram

L’hashtag è diventato simbolo della comunicazione contemporanea

Ormai l’hashtag, ovvero il vecchio cancelletto, accompagnato da una parola chiave, è diventato il simbolo del linguaggio contemporaneo che spopola sul web. Nel 2007 gli hashtag si utilizzavano solo su Twitter ma appena qualche anno più tardi sono stati adottati da tutti i principali social network, a partire da Facebook fino a Instagram. Questi hashtag fungono da contenitori delle opinioni che le persone esprimono su tanti argomenti, fino a creare una specie di “rete nella Rete”.

Nel corso della Primavera araba, gli hashtag hanno permesso di tenere un collegamento virtuale tra chi era in piazza a manifestare e di fornire informazioni in tempo reale su quello che stava succedendo nel resto del mondo. Il segno “#” ha la capacità spesso di influenzare la società facendo anche cambiare il corso delle cose: come lo scorso anno, quando durante la campagna #IceBucketChallange ha conquistato tutti, dalle celebrità alle persone comuni, raccogliendo fondi a favore della Sla come mai prima di allora.  

Laura Donnini, amministratore delegato di Rcs e vicepresidente dell’Aie, l’Associazione italiana editori, ha detto: “E la gente apprezza, nonostante chi ha una visione ancora vecchia ed elitaria della cultura critichi e parli di operazioni puramente commerciali”. Ed è stata proprio lei una tra gli ideatori di #ioleggoperché, l’iniziativa social partita a febbraio per promuovere la lettura.

Donnini ha aggiunto:”Per riuscirci, siamo partiti direttamente da loro, dai lettori”. Risultato? Oltre 20mila le menzioni in poche settimane, una serata su Rai3 il 23 aprile, una community di lettori che cresce ogni giorno.  

E nei prossimi mesi vedrà la luce il portale dell’Accademia della Crusca per difendere la lingua italiana dalla continua invasione delle parole straniere. Ancora non si sa il suo nome ma forse potrebbe chiamarsi #dilloinitaliano, nome che ha avuto la campagna lanciata da Annamaria Testa contro i termini presi a prestito da altre lingue, che in pochi giorni ha raccolto oltre settantamila firme. L’ideatrice ha aggiunto: “Tutto ciò senza aver investito un euro”.

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