Si, lo so. Pensavamo che fosse impossibile ed invece è successo di nuovo. E’ iniziata a circolare, online, un’altra bufala sul tragico post 13 Novembre parigino,
La bufala in questione riguarda di nuovo un social, Facebook per la precisione, e consisterebbe nello spaventare coloro che hanno deciso, nei giorni scorsi, di manifestare la propria vicinanza al popolo francese colorando del tricolore transalpino la foto del proprio profilo. Ricordiamo che, se Twitter si era attivata con alcuni hashtag ad hoc (#PrayForParis e #PorteOuverte), Facebook aveva varato l’iniziativa “We stand together, #JeSuisParis” che permetteva a tutti di applicare una filigrana tricolore per testimoniare la comunanza del proprio sentire con gli sfortunati cugini d’oltralpe colpiti nel cuore della loro capitale.
Col passare del tempo ci si è chiesti se tale gesto fosse effettivamente utile e se fosse una superficiale forma di adesione, fatta tanto per esorcizzare e metabolizzare la paura di un pericolo mescolato a noi e che può colpirci in qualsiasi momento. Qualche altro critico dei fenomeni internettiani, invece, ha inteso sottolineare l’effimero di questa partecipazione, sincera o meno che fosse, perché il tricolore è stato applicato solo per pochi giorni per, poi, scomparire dalla quasi totalità dei profili. Usando le parole del regista King Vidor, in conclusione del film “The Crowd”, potremmo ben dire “La folla riderà sempre con te, ma piangerà con te solo per un giorno”.
Non è mancato, inoltre, chi ha osservato come quest’esperimento, per temporaneo che fosse, abbia permesso a Mark Zuckerberg di conoscere quante persone (e per quanto tempo) fossero sensibili a un certo tipo di messaggi: un esperimento che, in buona sintesi, potrebbe corrispondere a una schedatura di massa per acquisire altre informazioni preziose da parte di un social blu sempre affamato di dati.
Qualche che sia la durata di questa partecipazione, la sua effettiva utilità pratica o sincerità, va detto che, comunque, in molti vi hanno aderito e questo certamente non poteva passare inosservato agli indaffarati creatori di bufale del web.
Nelle ultime ore, infatti, su Facebook è circolato un avviso che chiedeva alle persone che avevano partecipato a “Je Suis Paris” di togliere il tricolore dalle proprie foto per non agevolare l’azione dell’Isis che, in tal modo, avrebbe subito scoperto chi erano gli infedeli e li avrebbe colpiti con grande facilità. Come fosse il mettersi un bersaglio in fronte, insomma. Secondo Snopes, sito specializzato nello sbugiardare le bufale digitali, tutto sarebbe partito dal fantomatico messaggio di un militare USA che invitava a togliere il tricolore francese per non mettere in pericolo i militari e le loro famiglie. Il messaggio, come facile intuire, ha iniziato a diffondersi in maniera virale e si è arricchito anche di una presunta minaccia islamista che prometteva la morte assicurata a chi avesse “indossato” il tricolore di Francia.
Ebbene, tranquillizziamo tutti: negli ultimi comunicati dei folli militanti dell’Isis non si fa alcun cenno a Facebook e, comunque sia, se anche fosse, sarebbe ben difficile andare a pescare uno ad uno i milioni di persone che hanno aderito alla campagna di Zuckerberg Pro Parigi. Con questa nuova bufala, si è trattato solo di un altro, ennesimo, attacco, anche questo di cattivissimo gusto, ad una mobilitazione degli animi che potrebbe davvero contribuire a porre un argine alla violenza islamista. Almeno nelle coscienze.
Fra le ultime bufale legate a questo tragico evento ricordiamo quella della ragazza pagata per piangere e quella sulle PS4 utilizzate per gli attentati.