Facebook: problemi e ostacoli per la criptovaluta Libre, critiche anti-monopolistiche, disagi nei centri di moderazione

Facebook, secondo quanto giunge da oltreoceano, ma anche dalle istituzioni europee, potrebbe avere vari problemi nello sviluppare la criptovaluta Libra. Intanto, arrivano nuove critiche contro il monopolio del social e per disagi nelle unità di moderazione.

Facebook: problemi e ostacoli per la criptovaluta Libre, critiche anti-monopolistiche, disagi nei centri di moderazione

Facebook Inc., la società hi-tech con sede a Menlo Park, controllante dell’omonimo social network (e di molte social app popolari), non sembra destinata a conoscere un momento di tregua, visto che dopo il down di qualche giorno fa, e l’amara conclusione che i profili fake crescono nonostante i continui (e recenti) repulisti, i problemi con le istituzioni, americane e non, continuano a campeggiare sulle prime pagine di mezzo mondo.

Come noto, in settimana, Facebook ha pubblicato il white paper con cui ha illustrato il funzionamento della criptomoneta Libra, basata su una blockchain per ora ristretta e poco decentralizzata (28 nodi, di altrettante società), ma stabile rispetto alle normali fluttuazioni di un vero Coin. Proprio tale progetto sta destando diverse critiche nel mondo della politica: in America, per esempio, Maxine Water, a capo del comitato per i servizi finanziari della locale camera dei Deputati, ha chiesto a Facebook di bloccare l’avvio di Libra sino a che il gruppo hi-tech non avrà dissipato le perplessità dei deputati in merito alla sicurezza dei dati, ed alla riservatezza degli utenti. Passando da un ramo all’altro del Congresso, anche il Senato si è attivato, col senatore Sherrod Brown che ha parlato di una convocazione di Facebook per il prossimo 16 Luglio, presso la commissione bancaria dell’Aula, visto che potrebbe non essere una buona idea mettere in mano a Facebook, già potente di suo, il controllo di una criptovaluta così globale. 

Non vanno meglio le cose in Europa. Alla Commissione Europea, infatti, è appena giunta una richiesta, da parte di Markus Ferber, eletto (alle europee) in quota CSU (i cristiano sociali tedeschi), in merito alla necessità di prevedere nuove regolamentazioni per le valute virtuali. Più o meno quello che ha chiesto, con particolare timore verso il trattamento dati, anche il ministro francese delle finanze, Bruno Le Maire, secondo il quale il nuovo canale per le transazioni permetterà “a Facebook di raccogliere milioni e milioni di dati“. A quanto pare, però, tali perplessità non fermeranno Facebook, che si è detta pronta a rispondere “alle domande dei legislatori mentre l’iter procede“. 

Come se non bastasse, a mo’ di danno collaterale”, non mancano i problemi nemmeno per la neonata Calibra, che gestirà – da Ginevra, per conto di Facebook – uno dei portafogli/wallet, di Libra: secondo i vertici della banca online (con sede negli USA) Current, il logo di Calibra sarebbe la brutta copia del loro, e questo chiamerebbe in causa tanto i designer che hanno realizzato entrambi i disegni, quanto i legali del social che potrebbero aver commesso qualche leggerezza di troppo, nell’appurare (o meno) il deposito legale, già presente, per il logo utilizzato. 

Tutti qui i problemi con la politica? Non proprio. Alla senatrice Warren, che tempo fa chiedeva lo smembramento dei colossi hi-tech, in quanto monopoli non salutari per l’economia, si è aggiunto un più prudente Bernie Sanders, altro candidato (ma socialista) alle primarie Democratiche per le presidenziali USA del 2020, il quale – pur non arrivando a tanto – ha affermato che il governo dovrebbe indagare sui monopoli, ad es. in ambito hi-tech, e sul modo in cui questi ultimi impattano sulla vita degli americani. 

I problemi in casa Facebook, però, si sprecano, e non riguardano solo il difficile rapporto con le istituzioni. Era il 2017 quando il Wall Street Journal riportava come il peggior lavoro nel quale si potesse incappare, in ambito hi-tech, fosse quello della moderazione dei contenuti. Specie se questa incombenza riguarda il social network Facebook: una recente inchiesta del portale “The Verge” ha rivelato che l’unità di moderazione di Phoenix ha dovuto chiudere i battenti per qualche giorno, in quanto afflitta da un’infestazione di cimici.

In quella di Tampa, sita nella bella Florida, c’è addirittura scappato il morto, per stress: sotto i continui inviti dei vertici aziendali a migliorare la produttività del centro, affidata alla società Cognizant, e ferma al 92% contro il 98% minimo di accuratezza chiesto da Menlo Park, il 42enne Keith Utley è morto mentre era alla sua scrivania (anche perché i soccorsi hanno faticato a rintracciare la sede dell’azienda, posta in una zona poco illuminata e con una pessima cartellonistica). Facebook, conscia del problema, è intervenuta per dire la sua, prospettando l’ipotesi di aumentare i contratti a tempo indeterminato per i moderatori, di verificare le condizioni di vivibilità nelle società partner, e di assistere i lavoratori che decidessero di abbandonare una mansione per la quale, ogni giorno, è necessario confrontarsi con contenuti carichi di odio, violenza, a volte anche rivoltanti o raccapriccianti. 

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