Facebook, il social network in blu targato Mark Zuckerberg, si avvia a introdurre diversi strumenti a beneficio di gruppi e pagine, e delle donazioni. Tuttavia, riscontrato l’ennesimo episodio di censura erronea cagionato dalla sua intelligenza artificiale, tenterà di porvi rimedio nel mentre chiuderà l’applicazione giovanile LOL.
Nel corso di una riunione tenutasi a Menlo Park sul tema delle Community, Facebook ha anticipato alcune iniziative a beneficio delle donazioni, che nel solo 2018 hanno previsto ben più di 1 miliardo di dollari di raccolta fondi per organizzazioni no-profit. Ora, per migliorare tale risultato, sarà possibile allegare una campagna di crowdfunding umanitaria anche all’interno delle proprie Storie. Tema clou del summit, però, sono stati gli strumenti messi a disposizione degli amministratori di Pagine e Gruppi: costoro, in ottica gestionale, potranno filtrare i post per nome utente e data di pubblicazione, e notificare a un membro l’eventuale violazione del regolamento di un gruppo, ma disporranno – per aiutarli a essere più coinvolgenti – di maggiori tool nella formattazione dei post, come la facoltà di inserirvi elenchi (puntati o numerati), intestazioni, e citazioni.
Intanto, secondo ReCode, è fallito il progetto “LOL”, annunciato il mese scorso da Menlo Park quale aggregatore di immagini, video, meme, destinato a un pubblico giovane. A quanto pare, i feedback ottenuti dai 100 giovani che stavano testando la sezione sperimentale di Facebook per teenagers sarebbero stati molto severi (si è parlato di “imbarazzo“) sul progetto, di conseguenza abortito prima della nascita ufficiale. Facebook, nel confermare la circostanza al portale Mashable, ha precisato che il team di professionisti che lavorava a LOL sarà reindirizzato sullo sviluppo di Messenger Kids, la chat per quegli utenti che, avendo meno di 13 anni, non potrebbero – secondo le norme americane – crearsi un profilo sul social.
Intanto, un ennesimo problema – per il social in blu – arriva dalla censura del suo algoritmo anti nudità. Quest’ultimo, nei giorni scorsi, ha preso di mira addirittura il Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra che, in un suo post, con appositi busti e statue, aveva pubblicizzato la mostra “Cesare e il Rodano“, in cartellone tra il 9 Febbraio e il 26 maggio: a quanto pare, la statua di una donna romana, bagnante a seno nudo sulle rive del fiume, è stata censurata portando alla rimozione della pubblicità culturale, con ovvia indignazione del Museo che, su Twitter, apponendo la dicitura “censurata” sull’immagine in questione, si è chiesto se non sia il caso che Facebook adotti una politica ad hoc almeno per le istituzioni culturali.
Come se non bastasse, uno spiacevole episodio lesivo dell’altrui privacy, portato dall’utente Elliott Beck all’attenzione della rivista VentureBeat. Quest’ultimo, avendo ottenuto dal suo nuovo operatore telefonico il numero di telefono un tempo assegnato ad un altro utente, nell’effettuare il recupero della password del proprio account, è finito nel profilo dell’altro utente che, secondo il social, nell’abbandonare il vecchio numero, non s’era premurato di rimuoverlo dalle credenziali associate al proprio profilo social, finendo – in tal modo – per concederne l’accesso anche ad altri. Per fortuna, segnalata la cosa, è stata Facebook a porre rimedio all’inconveniente.