Facebook inaugura la nuova settimana di Gennaio con varie novità, alcune delle quali riguardanti dei progetti futuri (intelligenza artificiale ed occhiali per la realtà aumentata), mentre altre (funzione per petizioni online, e nuova app per teenagers) risultano in corso di test o introduzione. Ciò al netto delle consuete grane del network con le istituzioni americane, sempre molto pignole quanto a diritti dei consumatori.
La prima novità degna di menzione per quel che riguarda Facebook attiene a una prospettiva di lungo corso e attenziona da molto vicino la Vecchia Europa: Zuckerberg, infatti, avrebbe deciso di finanziare (7.5 milioni di dollari suddivisi in 5 tranche annuali) il neonato Institute for Ethics in Artificial Intelligence, presso la Technical University di Monaco di Baviera, perché, sotto la direzione del prof. Christoph Lütge, esplori le ripercussioni etiche dell’intelligenza artificiale applicata alla società. Lo scopo è che l’AI sia al servizio delle persone, senza discriminarle, o compromettendone privacy e sicurezza. La scelta di Lütge non è stata casuale, ma è dipesa dalla passata consulenza che quest’ultimo ha reso all’ex ministro tedesco dei trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, nel redigere le linee guida oltre le quali i programmatori dei veicoli autonomi non dovranno mai spingersi.
Dalla testata Business Insider, invece, giunge l’anticipazione di un altro remoto progetto di Facebook, in base al quale il social starebbe trasferendo un centinaio di dipendenti dalla divisione Facebook Reality Labs ad un nuovo dipartimento dedicato all’hardware AR, presieduto da Michael Abrash e Andrew “Boz” Bosworth, e finalizzato a sfornare, forse entro il 2022 (benché il social abbia smentito questa data), un paio di occhiali in realtà aumentata il cui prototipo, molto più leggero e somigliante a dei normali occhiali rispetto agli Hololens di Microsoft, sarebbe già in test presso i dipendenti dell’azienda. Nel 2017, Zuckerberg aveva ammesso che era suo desiderio realizzare un prodotto del genere, benché la tecnologia non fosse ancora matura, e tre mesi fa Ficus Kirkpatrick, a capo dei progetti AR/VR di Menlo Park, confermò che nel campus del social si stesse lavorando ad hardware pertinente.
Virando su progetti più concreti ed immediati, Facebook ha appena introdotto, per ora nei soli States, la funzione Petizione, che permetterà alle comunità locali di esercitare pressione sui loro eletti, per sensibilizzarli su particolari tematiche. Il nuovo tool prevederà che, nel varare una petizione, la si possa dotare di titolo, testo descrittivo, immagini, condividere sulla propria bacheca, taggarvi i funzionari pubblici perché ne vengano messi al corrente, equipaggiarla con eventi e raccolte fondi. Ovviamente, sarà possibile commentare e discutere nella bacheca della medesima, ed i nomi di coloro che la sosterranno, attraverso la pressione del pulsante “Support”, saranno mantenuti privati, tranne quelli delle personalità pubbliche.
Sempre in tema di progetti concreti, da TechCrunch è giunta la conferma secondo cui Facebook starebbe lavorando a “LOL”, un aggregatore di contenuti divertenti, tra cui GIF, Meme, video simpatici, per riguadagnare il consenso dei giovani. Il nuovo progetto, che farebbe seguito al fallimentare “Lasso“, sarebbe momentaneamente incentrato su contenuti tratti dai post del NewsFeed, o dalle più popolari pagine di Meme del social: non è chiaro se LOL verrà integrato in Watch, come funzionalità di quest’ultimo, o se diverrà un’app standalone, visto che molto dipenderà dai test in corso presso 100 alunni delle scuole superiori americane (vincolari ad un patto di non divulgazione).
Tuttavia, era impensabile che l’inizio di settimana di Facebook si concludesse al netto di qualche eventuale polemica. In tal senso sta facendo molto discutere un articolo del Washington Post secondo il quale la Federal Trade Commission, che negli USA si occupa di proteggere i consumatori, starebbe per comminare a Facebook una sanzione pecuniaria da record, per aver violato i locali regolamenti sulla privacy. Nello specifico, i commissari dell’ente contesterebbero il mancato rispetto della prassi secondo la quale il social doveva chiedere ed ottenere l’autorizzazione degli utenti prima di trasferire a terzi i loro dati: da quanto trapela, grazie a tre fonti anonime, la multa supererebbe persino i 22.5 miliardi di dollari inflitti a Google nel 2012, ed i 14.7 miliardi di dollari che Volkswagen dovette spendere (per investire in veicoli verdi e riacquistare quelli inquinanti) in seguito allo scandalo delle emissioni truccate.