Facebook: novità per i gruppi e la promozione dei film, grane dal Vecchio Continente

Secondo alcuni rumors, il futuro europeo di Facebook potrebbe incorrere in nuovi ostacoli: problemi che, però, almeno oltreoceano, non frenano la creatività di Menlo Park, alle prese con novità a vantaggio dei gruppi e delle majors cinematografiche.

Facebook: novità per i gruppi e la promozione dei film, grane dal Vecchio Continente

Il colosso delle relazioni sociali a distanza, Facebook, passa per uno dei weekend più scoppiettanti degli ultimi tempi, con diverse nuove funzioni in corso di rilascio senza, però, farsi mancare la consueta dose di mal di pancia, causa “turbolenze europee”. 

La prima novità facebookiana di quest’avvio di fine settimana verte decisamente sui gruppi, col social che ha comunicato due cambiamenti ad essi dedicati. Il primo è un’esemplificazione che permetterà a chi li amministra (ma anche a chi li apre per la prima volta) di settare con maggior chiarezza (per sé e gli altri) chi potrà trovare un dato gruppo, e vederne post e membri.

Al posto delle precedenti tre categorie, pubblico/privato/segreto, ora ve ne saranno solo due, tra cui pubblico, con visibilità per tutti dei contenuti e degli appartenenti, e privato, che – pur mantenendo la visibilità degli elementi consentita ai soli iscritti – potrà essere reperito o meno (la vecchia categoria segreta) allorché l’utente cercherà un gruppo per parola chiave o nome. Non meno importante, inoltre, sarà la costituzione di un team votato alla sicurezza delle communities, specializzato nell’individuare e rimuovere, dopo una prima scrematura ottenuta via AI, quei gruppi o post in essi inclusi che violino le policy del social.

Dopo averne testato la validità con alcune majors cinematografiche, del calibro di Universal Pictures, per aiutarle a pubblicizzare le loro uscite cinematografiche (es. il film d’animazione “Il Grinch”, uscito nel 2018), forte del sondaggio Accenture secondo cui il 58% delle persone viene a sapere delle novità cinematografica da internet, col 39% che lo fa in mobilità, Facebook ha rilasciato, per ora solo negli USA e nel Regno Unito, una coppia di funzionalità promozionali.

Di queste, una supporterà la fase di lancio del film, con le ads che grazie al pulsante “interessato” notificheranno all’utente, il venerdì prima delle proiezioni, in quali sale (e in quali orari) sarà possibile guardarlo, con annessa facoltà di comprare il biglietto. La seconda, invece, agirà a film già nelle sale, col pulsante “Ottieni orari di programmazione” che, messo in calce agli spot, informerà sempre su sedi ed orari delle proiezioni, ed offrirà una scorciatoia per comprare il ticket online. 

Novità a parte, anche in questo venerdì ferragostano le preoccupazioni – per Menlo Park – non mancano, con il Vecchio Continente ancora fonte di grane per la nota piattaforma in blu. Secondo l’istituto statistico eMarketer, da qui al 2023 (anno di picco), la crescita del social, quanto a utenza, subirà una brusca battuta d’arresto in Francia e Germania, con i più giovani che progressivamente migreranno verso altre piattaforme, o soluzioni d’intrattenimento (in particolare, quelle basate sui video), mentre Instagram solo parzialmente attenuerà il calo generale, assorbendo parte dei transfughi. 

Di recente, Facebook ha ammesso d’aver registrato l’audio scambiato dagli utenti via Messenger, per migliorare l’intelligenza artificiale a supporto della piattaforma: la cosa non è passata inosservata alla Commissione per la protezione dei dati irlandese (DPC) che ha chiesto delucidazioni in merito al social, per appurare la convergenza tra queste pratiche ed i dettami della GDPR continentale che, in caso di violazione, nel caso specifico, richiederebbe il pignoramento del 4% del fatturato globale annuo di Facebook, con una multa sino a 22 milioni di dollari (20 milioni di euro). Lo staff di Zuckerberg, però, ha subito negato che la pratica incriminata abbia riguardato cittadini europei, con la conseguenza che il senatore repubblicano Josh Hawley ha chiesto che si appuri se, in tal caso, sia stato violato almeno l’accordo, quello dei 5 miliardi di dollari di multa, sottoscritto con la Federal Trade Commission americana quale conclusione del caso Cambridge Analytica. 

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