Facebook: malfunzionamenti crescenti, scandalo gruppi segreti, stop a Libra, progressi nella AI

Non conosce requie Facebook che, costretto a uno stop verso la criptovaluta Libra, è rimasto coinvolto in uno scandalo relativo ai gruppi segreti: come se non bastasse, proseguono i malfunzionamenti tecnici. Buone notizie, invece, dall'intelligenza artificiale

Facebook: malfunzionamenti crescenti, scandalo gruppi segreti, stop a Libra, progressi nella AI

Il grande social network Facebook, co-fondato a Stanford da Mark Zuckerberg quando era ancora uno studente universitario, continua ad attraversare un momento difficile, sia quanto a malfunzionamenti, che in merito alle polemiche per i contenuti dei gruppi segreti e il varo della criptovaluta Libra: intanto, però, la sua intelligenza artificiale fa progressi, e vince persino nella variante più difficile del poker.

Nelle scorse ore, diversi utenti hanno segnalato, in Italia, ma non solo, un curioso bug tecnico (riproposizione di un analogo accadimento avvenuto in passato) che sembrerebbe affliggere la sola versione Desktop del social, visto che – entrati nella piattaforma – gli utenti, in cima al NewsFeed, non vedrebbero più il box che solitamente si usa per taggarsi, condividere foto, o postare dei testi. 

A conferma che qualcosa non vada, in Facebook, dal punto di vista tecnico, qualche giorno fa, il portale Business Insider – analizzando le segnalazioni degli utenti inoltrate al servizio Downdetector – ha assodato che nel primo semestre del 2019, rispetto allo stesso lasso temporale del 2018, i problemi su Facebook, intesi non come numero dei malfunzionamenti, ma come ore di inattività cagionate all’utenza, sono triplicati (281%). Considerando che, nel contempo, sono aumentati (raddoppiati) anche i periodi di inattività su Instagram, e che a inizio anno Zuckerberg ha annunciato la prossima convergenza delle chat app WhatsApp, Messenger, Instagram, l’ipotesi che è stata avanzata è che tutto ciò possa essere attribuito al processo di unificazione strutturale che, forse iniziato dalla metà dello scorso anno, di tanto in tanto, andrebbe in tilt, generando problematiche di varia natura, sovente stemperate dietro le conseguenze di un cambio di configurazione. 

Oltre agli inconvenienti tecnici, sono anche i gruppi a dar da pensare ai colletti bianchi di Menlo Park. Una ricerca di ProPublica, infatti, ha scoperto che i discorsi di odio, discriminazione razziale e sessismo, non si celano solo in realtà di nicchia come i forum/bacheche 4Chan, Reddit, 8Chan, ma anche nei frequentatissimi (da 400 milioni di utenti su circa 2 miliardi di iscritti al social) gruppi di Facebook, sui quali il social ha confermato (allo scorso F8) di voler investire sempre di più: il riferimento, oltreoceano, è ai gruppi segreti (non rilevabili dalle ricerche ed accessibili solo previo invito) “I’m 10-15” (ora “America First”) e “The Real Cbp” che, popolati da poliziotti (attuali o ex) di frontiera, spesso pullulano di offese di morte ai migranti, di meme razzisti, di fake-photo della deputata ispanico democratica Alexandria Ocasio-Cortez, e di meme sessisti.

A seguito di quest’inchiesta, i vertici dell’istituzione coinvolta, la Custom and Border Protection, hanno confermato d’aver iniziato delle indagini sugli autori dei post, benché il portale Vox sostenga che, di questi ultimi, si sarebbe stati al corrente da almeno 3 anni. Non che vadano meglio le cose in Italia: da noi, il portale The Vision, ha fatto un’analoga scoperta, quando – infiltrandosi nel gruppo “Il Finanziere, popolato da circa 16 mila utenti gran parte dei quali finanzieri in servizio o in congedo – vi ha rinvenuto minacce di morte, crescenti dopo lo sbarco a Lampedusa della Sea Watch 3, nei riguardi delle Ong, dei migranti, e degli esponenti del Partito Democratico, oltre a costanti inviti al colpo di stato (forse dimentichi dell’articolo art. 284 del Codice penale che punisce con l’ergastolo chiunque promuova un’insurrezione armata contro i poteri dello Stato). 

Come non accennare, poi, al caso Libra, la cryptomoneta di Facebook che, nelle scorse settimane, aveva sollevato le osservazioni allarmate del segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin: proprio per rispondere ai rilievi destinati al progetto, il suo responsabile, David Marcus, in procinto di sostenere un’audizione davanti ad una commissione bancaria del Senato americano, ha prima precisato che la privacy degli utilizzatori di Libra sarà garantita dalla non conservazione dei loro dati, e dalla non condivisione degli stessi col social ma, in più, onde rassicurare i mercati e la stabilità degli stessi, si è spiegato che Libra non interferirà con le politiche monetarie, dacché non entrerà in competizione con le monete standard.

Dulcis in fundo, i partner del progetto saranno tenuti al rispetto delle severe normative contro gli usi illeciti e in ottica anti-riciclaggio: in ogni caso, assicura Marcus, Libra – il cui esordio era stato fissato per il 2020 – non entrerà in circolazione prima che, risolti i problemi normativi emersi, abbia ricevuto ogni sorta di validazione dalle autorità competenti. Se anche le autorità di settore verranno tranquillizzate, resterà sempre in campo l’ostilità del mondo politico che, dopo Trump, ha visto scendere in campo i democratici, che avrebbero depositato il disegno di legge “Keep Big Tech Out Of Finance”, in ragione del quale – se approvato – ai colossi hi-tech sarà fatto divieto di emettere valuta digitale, o di erogare servizi bancari e finanziari. 

Non solo brutte notizie, per Facebook. Sempre da oltreoceano, infatti, giunge notizia di un’ulteriori progresso di Pluribus, l’intelligenza artificiale sviluppata da Facebook assieme alla Carnegie Mellon University che, dopo vittorie nei quiz, negli scacchi, nel gioco da tavolo cinese Go, nei videogame (Dota e Starcraft II), è riuscita a imporsi in una partita di Poker Texas Hold’em in cui, tra i 6 giocatori seduti al tavolo, c’erano i campioni Chris “Jesus” Ferguson e Darren Elias, ottenendo vincite nell’ordine anche di 1.000 dollari orari, con una media di 5.000 dollari a mano. 

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