Dall’alto del suo trono nel regno dei social, Facebook non si è certo crogiolata sugli allori (anche perchè, oltre a Trump, anche Elon Musk pensa di farsi un social tutto suo) e, anche nelle scorse ore, dopo le tante novità emerse appena un giorno prima, si è resa protagonista, volente o nolente, della scena hi-tech, annunciando, dopo il varo del suo account ufficiale/verificato su TikTok, misure contro i video acchiappaclick (anche se pure il targeting degli interessi andrebbe migliorato), nel mentre procede col progetto di introdurre gli NFT anche nel social (oltre che su Instagram).
Il weekend di Meta, ex Facebook Inc, si è aperto con un giro di vite sul clickbait relativo ai video. Come noto, spesso si fa ricorso a tattiche discutibili per indurre gli spettatori a cliccare e visionare un dato video: tali routine, anche se in concreto funzionato, secondo i feedback forniti, sono ritenute fastidiose dagli utenti e quindi la parental company del social è intervenuta comunicando una serie di contromisure per arginare il fenomeno.
Innanzitutto, si userà un approccio “olistico” nel rilevare la natura “esca” di un video, visto che le tecniche acchiappa click potrebbero riguardare “il testo, la miniatura o il contenuto del video“: nell’eventualità che di un video sia appurata la natura da “esca” si procederà a delle penalizzazioni, In particolare, dapprima, si procederà a non consigliare agli spettatori i video valutati come “watchbait” e gli stessi riceveranno anche un punteggio (o ranking) più limitato.
Nell’ipotesi che si sia recidivi, la pagina accusata di aver lasciato pubblicare troppi video watchbait verrà penalizzata nella sua distribuzione complessiva. Nell’ambito del comunicato introduttivo di tali misure, Menlo Park ha fatto qualche esempio, spiegando che evidenzierà come watchbait se siano inclusi, nel titolo o nel video, elementi sensazionalistici (“La sua reazione è stata impagabile!“) o estremi, ma anche il creare aspettative (“La tua migliore amica ha appena inviato un messaggio pazzesco alla tua ragazza!“) poi rivelatisi fuorvianti rispetto al mero contenuto del video, solo per indurre gli utenti a guardarlo.
Per evitare di cadere in questi errori con le conseguenze di cui sopra, Meta ha reso noto pure un piccolo vademecum in merito sul come creare aspettative accurate e post informativi per i video. Si parte con l’uso di titoli e didascalie che fornivano info utili alla comprensione del video, passando per l’impiego, quali miniature, di clip tratte realmente dal video, e non di immagini ritagliate o photoshoppate che nulla hanno a che fare col video, senza dimenticare – tra i tanti consigli forniti – il ricorso alla voce del creatore per “stabilire originalità e autenticità nei tuoi contenuti“.
Varati provvedimenti per il Watchbait, ora Facebook potrebbero doversi occupare di un altro problema, ovverosia dell’imprecisione, in 1 caso su 3, del suo targeting degli interessi visto che potrebbe comportare un minor rendimento pubblicitario per gli investitori in ads. Ciò è quanto emerso da uno studio (news.ncsu.edu/2022/03/new-study-reveals-why-facebook-ads-can-miss-target/) condotto dalla North Carolina State University i cui ricercatori, all’inizio, hanno registrato nuovi account da zero e condotto delle attività pianificate, riscontrando che il 33.32% degli interessi ricavati dalla piattaforma social erano irrilevanti o imprecisi.
Nella seconda fase del test sono stati arruolati 146 utenti da varie parti del mondo, che hanno installato un’estensione di monitoraggio dei loro account Facebook: alla fine, dopo un po’ hanno risposto a una serie di domande su dati raccolti in tal modo, riscontrando un range di imprecisione simile, pari al 29%, negli interessi dedotti. Altri elementi che potrebbero impattare sulla (im) precisione degli interessi dedotti da Facebook sono la difficoltà della piattaforma nel distinguere interazioni negative e positive, e la confusione tra due entità solo apparentemente simili (es. Apple come azienda, ed Apple come frutto).
Intanto, qualcosa è stato fatto, seppur in un’altra direzione. Come notato nei giorni scorsi da Mashable (e poi ammesso anche dallo stesso social), sta diffondendosi tra gli utenti di Facebook per Desktop una nuova grande riprogettazione (la più grande dopo quella di due anni fa), che colloca, grosso modo, quasi tutte le impostazioni, i menu e gli elementi di navigazione a sinistra, in un menu verticale per altro già adottato da Gmail e, tra i servizi social, da Twitter.
Infine, i rumors. Secondo il leaker Alessandro Paluzzi, in arte @alex193a, Facebook starebbe lavorando, al pari della sorella Instagram, ai Non Fungible Token, in forma di Digital Collectibles.