Facebook: impatto positivo in Europa, ok col Gaming, gravi problemi negli USA e con Libra

In tour in varie parti d'Europa, Facebook ha fatto presente le iniziative intraprese positivamente per lo sviluppo dei mercati continentali: il tutto mentre, in patria, il colosso di Menlo Park ha visto il riaprirsi di nuove e vecchie "ferite".

Facebook: impatto positivo in Europa, ok col Gaming, gravi problemi negli USA e con Libra

Lontana dalle novità relative al rilascio di questa o quella funzionalità nelle sue tante app controllate, Facebook è pur sempre un’azienda che, viste le dimensioni messe in campo, riveste un forte impatto nei paesi in cui opera, con conseguenze a volte positive, ma spesso condite da rapporti non sempre facili con le relative istituzioni di riferimento.

Nelle giorni scorsi, Facebook ha diffuso diverse notizie positive in merito alle proprie iniziative. Sheryl Sandberg, direttore operativo della holding di Menlo Park, durante una visita a Londra, con sommo giubilo del premier Boris Johnson, ha annunciato che sarebbero state assunte altre 1.000 persone, nella sede londinese del gruppo, portando il totale a 4.000: i nuovi impiegati, secondo quanto riferisce il portale Standard.co.uk, dovrebbero riguardare settori ad alta qualifica, come nel caso degli analisti di dati, dei progettisti e sviluppatori di prodotto, o degli ingegneri del software.

Non meno interessante è stato quanto rivelato dall’ex vice-premier inglese Nick Clegg, attuale vice responsabile per gli affari e le comunicazioni globali di Facebook, nel corso del dibattito “The Fight for the Soul of the Internet” tenutosi all’università Luiss di Roma: qui, il portavoce della grande F ha snocciolato i dati di uno studio commissionato alla Copenhagen Economics, e condotto analizzando 7.700 imprese  europee di vari livelli e settori, all’interno di 15 paesi dell’Unione Europea: secondo il report in oggetto, impiegando i servizi di Facebook, dal social alle app Messenger/WhatsApp/Instagram, sarebbero stati generati introiti per 208 milioni di euro, tradotti nella creazione di 3.1 milioni di posti di lavoro, facendo del colosso americano un vero e proprio agevolatore per l’economia del Vecchio Continente, al quale il social chiede collaborazione nel redigere regole quadro in settori quali l’integrità della comunicazione politica, la privacy, l’hate speech, e la portabilità dei dati (da una piattaforma all’altra, all’insegna della concorrenza), e che prosegua nella creazione di un mercato comune digitale quale pre-condizione perché il prossimo Facebook nasca in seno all’Europa.

Anche in merito alla piattaforma dello streaming videoludico Facebook Gaming sono emerse notizie confortanti, con lo sfidante in blu dei colossi YouTube (Google), Twitch (Amazon), e Mixer (Microsoft) che, nel corso dell’ultimo anno, è cresciuto del 210% quanto ad ore visualizzate tanto che, nel solo Dicembre 2019, rispetto all’analogo periodo del 2018, le ore di gaming visualizzate sono passate da 32 a 102 milioni. 

In mezzo a tante novità positive, per Facebook, però, qualche nuvola è tornata ugualmente ad addensarsi. In seguito allo scandalo Cambridge Analytica, Facebook – revisionando le proprie policy sulla privacy – aveva sospeso decine di migliaia di app suscettibili d’aver abusato dei dati degli utenti. Nei giorni scorsi, a tal proposito, un giudice del Massachusetts ha avvallato la richiesta del procuratore generale dello Stato, l’avvocatessa democratica Maura Healey, di ottenere dal social (che minaccia di ricorrere in appello) i dati delle applicazioni in oggetto.

Se ancora non fosse abbastanza, Facebook – nei giorni scorsi accusata dallo speaker della Camera degli USA, Nancy Pelosi, di interessarsi solo al taglio delle tasse e non alla verità – è stata portata in giudizio, presso una corte distrettuale della California settentrionale, con l’accusa di comportamento anti-concorrenziale, essendo state estromesse dalla piattaforma in modo inopinato, secondo una prassi che, per i querelanti, potrebbe ricondursi alle medesime pratiche messe in atto dal social tra il 2011 ed il 2015, come rendicontato da un faldone di più di 7 mila pagine diffuse tempo da dall’ormai estinta Six4Three (realizzatrice dell’app Pikinis). 

Anche per la criptomoneta di Facebook, Libra, le cose non vanno certo meglio. Rispetto all’esordio, quando del suo board facevano parte 28 fondatori, in molti (PayPal, Stripe, Visa, eBay, MasterCard, Booking.com, Mercado Pago) hanno abbandonato il progetto nei mesi a seguire, complici i tanti ostacoli legislativi incontrati. Ora, a sfilarsi è l’operatore mobile britannico Vodafone, che ha deciso – per il momento – di concentrarsi sul sistema di scambio monetario M-Pesa, predisposto per gli abbonati del suo sotto-brand Safaricom. 

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