Sia Facebook che la rivale russa Telegram sono, da qualche tempo, impegnate nel varo di progetti relativi al mondo delle criptovalute, rispettivamente con Libra e Gram, però sottoposte a nuovi stop da parte delle autorità (in particolar modo) americane.
Il 14 Ottobre, secondo il responsabile comunicazione del progetto Libra, Dante Disparte, si terrà a Ginevra la riunione del Libra Association Council nel corso della quale saranno resi noti i membri che faranno parte del progetto sin dal suo varo: dal novero totale, però, sono sempre più coloro che si stanno sfilando, nonostante le conferme fornite da grossi calibri tipo Uber, Spotify, e Lyft.
In tema di pagamenti elettronici, già dissociatosi (in attesa di una maggiore chiarezza normativa in merito) Visa e MasterCard, per le grandi pressioni subite (la lettera ricevuta dai senatori Brian Schatz e Sherrod Brown nella quale si minacciava queste ed altre società, in caso di adesione ad un progetto così destabilizzante e suscettibile di finanziare il terrorismo, di più severi controlli sulle attività convenzionali), la stessa decisione è stata presa da PayPal e, di recente, anche da altri membri.
Stripe (simile a PP) ha dichiarato che, pur apprezzando gli sforzi tesi a semplificare il commercio elettronico, si terrà al corrente sul progetto di Libra, riservandosi di collaborarvi in futuro. Ebay, tra le realtà più importanti dell’e-commerce, ha ammesso di condividere la visione del progetto Libra, ma che non proseguirà nel ruolo di realtà fondatrice, avendo deciso di concentrarsi sullo sviluppo delle tecnologie di supporto ai propri clienti. Al momento, tra i brand legati ai pagamenti elettronici, a rimanere in sella sarebbe la sola realtà (minore) PayU.
Se ancora non fosse abbastanza, un altro colpo, forse ferale, al progetto Libra è stato assestato da Current, una società che (assistita dallo studio legale Goodwin Procter) ha citato in tribunale Calibra, società incaricata di gestire anche uno dei portatogli della criptovaluta facebookiana, per averle copiato il logo (un’onda all’interno di un cerchio), per altro disegnato sempre dalla californiana Character (a sua volta imputata nel futuro processo).
Anche per Telegram, la rivale russa di WhatsApp impegnata in un progetto simile, le cose non vanno meglio. Qualche giorno fa, la società di Pavel Durov aveva ottenuto il via libera per la sua blockchain Ton (sigla che sta per Telegram Open Network) dalla Consob americana (la Sec) che, ora, però, ha imposto lo stop alla distribuzione dei suoi token, i Grams visto che non sarebbero stati registrati titoli e, nell’esser stati proposti ai suoi primi investitori (per 1.7 miliardi di dollari), non sarebbero stati accompagnati dalla spiegazione dei rischi annessi.