Facebook: causa a sviluppatori truffaldini, problemi con bot e pagine goliardiche

Decisamente, il percorso di Facebook, nello sviluppare i chatbot e nel gestire le Pagine umoristiche, è lungi dall'essere perfetto, stando alle notizie che giungono da oltreoceano, col social che, però, è impegnato per una maggior trasparenza pubblicitaria.

Facebook: causa a sviluppatori truffaldini, problemi con bot e pagine goliardiche

Ormai lasciatasi alle spalle la maxi multa della FTC in merito all’affaire Cambridge Analytica (ma non l’inchiesta antitrust successiva), Facebook ha dato dimostrazione di trasparenza, quanto meno in ambito pubblicitario, facendo causa a due sviluppatori asiatici, colpevoli di frode. Nel frattempo, però, l’impiego di Bot – quanto meno in Messenger – potrebbe subire una decisa frenata, e fa ancora discutere l’iniziativa – emersa tramite una Pagina del social – che invita a visitare la famosa Area 51. 

Nei giorni scorsi, Facebook ha condiviso una notizia ufficiale, nella quale rende noto di aver fatto causa per danni a due sviluppatori, tra cui JediMobi (Singapore) e (LionMobi), accusati di aver creato e messo a disposizione, via Play Store di Android, delle applicazioni che, infarcite di malware, simulavano i click degli utenti sulle pubblicità degli inserzionisti di Menlo Park, in modo da ottenere, da Facebook, delle ricompense immeritate. Accortosi di questo modus operandi, Facebook – che ha già risarcito gli inserzionisti truffati nel Marzo scorso – ha provveduto anche ad espellere i developer in questione (che, ironia della sorte, avevano pubblicizzato le proprie app compromesse via Facebook) dalla Audience Network, che permette ai propri membri di guadagnare permettendo di visualizzare, nelle proprie app o software, le pubblicità degli inserzionisti facebookiani. 

Per un problema risolto, altri se ne profilano all’orizzonte, in quel di Menlo Park. Di recente, Facebook ha fatto partire sul social l’esperimento “Beat the Bot” che permette, trovandosi negli USA, di interloquire con un bot di nuova generazione, messo in campo di Facebook quale espediente per educare i suoi simili chatbot a essere più naturali nelle conversazioni intraprese con gli esseri umani.

Secondo quanto riporta Motherboard, il bot in blu, programmato per evolversi a seconda delle conversazioni intraprese con gli utenti, stante la mancanza di selezione delle risposte o dei brani di risposte di cui tener conto per imparare, ha finito per sfoggiare spesso risposte sconclusionate e discutibili (es. che Zuckerberg potrebbe essere un assassino), con un epic fail che ricorda da vicino quanto accadde ad un similare progetto Microsoft di tre anni fa (inerente al bot Tay, attivato – però – su Twitter, e subito rimosso dopo una serie di risposte di stampo razzista).

Non meno singolare è quanto sta accadendo, ancora oggi, attorno alla Pagina goliardica “Storm Area 51. They cant’ stop all of us, creata dallo studente Matthew Roberts col proposito burlesco di invitare tutti gli appassionati, il 20 Settembre, a visitare l’Area 51, colma di segreti alieni, scansando le pallottole dei militari correndo come il ninja Naruto. Ebbene, il 3 Agosto, Roberts ha fatto sapere che tale Pagina (come pure un’altra Pagina dello stesso autore, ma dedicata a un evento più serio) era stata chiusa dal social per violazione delle sue policy d’uso: curiosamente, nelle scorse ore, la medesima pagina è tornata online, con un portavoce del social che ne ha giustificato la momentanea scomparsa con l’incorrere di un “errore“. 

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