Ultimamente Amazon sembra molto concentrata sull’ampliamento della propria offerta, sia col tablet da 60 euro scarsi, sia con l’entrata in scena delle “spesa online” da ricevere direttamente a casa.
In ambito spedizioni, dove pure la società di Jeff Bezos si era resa famosa con le sue consegne tempestive, non sembravano esservi novità dopo la “boutade” iniziale delle consegne via drone (i test di questa modalità, in vero, continuano ancora…almeno negli Stati Uniti).
Secondo il celebre quotidiano economico a stelle e strisce, il Wall Street Journal, sembrerebbe che Amazon abbia ripreso in considerazione l’idea di innovare il settore spedizioni, questa volta, ispirandosi ad Uber e creando il progetto “Amazon Flex”.
Uber, come ricorderemo, trasforma i comuni automobilisti in particolari tassisti in grado di offrire, sul momento, il classico ed agognato “passaggio” verso la propria destinazione. Ecco, sulla falsa riga di questa logica “collaborativa”, Jeff Bezos starebbe pensando di trasformare gli automobilisti anche in corrieri cui affidare la consegna dei propri pacchi, nel caso fossero…in zona.
Per prima cosa, secondo almeno i test che si starebbero eseguendo a Seattle (quartier generale di Amazon), sarebbe necessario installare – sul proprio device mobile – un’applicazione che sfruttando il proprio GPS mostrerebbe una mappa di tutti i magazzini nella zona e dei clienti che aspettano una data consegna (con i dettagli del caso). Scegliendo, quindi, il magazzino ed il destinatario della consegna più vicini, ci si potrebbe proporre come “corriere in pectore” e procedere alla consegna del dato pacco. Ovviamente sarebbe prevista, in questo caso, una remunerazione.
Fermo restando, secondo gli standard di Amazon, la necessità di una consegna rapida, entro i 60 minuti, i cittadini/corrieri potrebbero essere remunerati con 18 o 25 dollari secondo il caso, o potrebbero maturare ricompense extra da poter spendere, volendo, sullo store di Amazon.
A questo punto, vien da pensare che l’idea – ottima, per davvero – finirà (come al solito) per essere limitata all’ambito degli USA visto che confrontarsi con le lobby europee e con la miriade di regolamenti presenti nel Vecchio Continente non è affatto facile: il caso Uber docet!