Le Iene: la strage dei nonni nella residenza La Fontanella

Sedici decessi per coronavirus nella residenza sanitaria assistenziale di Soleto in provincia di Lecce. Nina Palmieri cerca di scoprire la causa di questo focolaio.

Le Iene: la strage dei nonni nella residenza La Fontanella

Con il decesso di una 92enne di Soleto (Lecce), salgono a 16 le vittime del coronavirus tra gli ospiti della RSA pugliese La Fontanella. Un numero consistente che non ha lasciato indifferente la magistratura, che sta indagando per accertare le responsabilità di questo focolaio.

Per cercare di capire cosa sia successo nell’ultimo mese, la iena Nina Palmieri ha raccolto alcune testimonianze tra operatori, parenti e anche qualche ospite della RSA, scoprendo una serie di inefficienze nella gestione dell’emergenza, dopo i primi contagi da Covid-19.

Il servizio de Le Iene si apre con il grido di aiuto di nonna Carla, 87 anni, ospite della residenza, che chiede un po’ d’acqua, denotando lo stato di abbandono degli anziani, dovuto all’insufficiente numero di operatori sanitari che la ASL ha mandato, dopo il commissariamento della struttura.

Nella RSA, che ospitava circa 90 pazienti, che pagavano una retta di 1500 al mese, il tutto ha avuto inizio lo scorso 20 marzo, quando viene registrato il primo caso di coronavirus. Da quel momento una serie di avvenimenti, mette in pericolo la salute degli anziani, che restano sin da subito senza cibo, visto che i cuochi abbandonano la struttura per il rischio contagio.

Mentre le camere vengono sanificate, gli ospiti vengono trasferiti in spazi comuni, senza il rispetto della distanza interpersonale e senza che si siano ancora ricevuti i risultati dei loro tamponi. Il 21 marzo arriva il primo decesso di una donna, risultata anch’essa positiva al Covid-19. Nonostante le rassicurazioni del sindaco di Soleto, che la situazione fosse sotto controllo, il 25 marzo tutto gli operatori, compreso la responsabile Federica Cantore e il titolare don Vittorio Matteo, lasciano la residenza per andare in quarantena. Gli anziani restano da soli senza cibo e senza medicinali.

La struttura il giorno dopo viene commissariata ed affidata alla ASL. Lo scenario che si trovano davanti ai propri occhi gli operatori sanitari è straziante: gli ospiti non mangiano e sono senza terapia da tre giorni. Mentre il sindaco e la ASL tranquillizzano i media sulla salute dei pazienti, in realtà il numero di operatori inviato è insufficiente a gestire le esigenze degli ospiti. Il caos regna nella struttura, tanto da scambiare i nominativi dei pazienti e far credere ad una donna, che la sua mamma, deceduta da qualche ora, fosse ancora viva.

Sedici persone, ad oggi, hanno perso la vita per il virus, ma anche a causa della cattiva gestione dell’emergenza, visto che alcuni pazienti, prima di morire, sono giunti in ospedale disidratati. Sarà la magistratura a fare chiarezza sulle responsabilità. Da un lato la vecchia gestione privata, che dichiara di aver rispettato tutti i protocolli e di aver avvisato le autorità competenti dei contagi, dall’altro lato la ASL, che risponde di aver trovato all’interno della struttura una situazione “infernale”. Nonostante l’impegno del personale sanitario, anche con turni massacranti, qualcosa non ha funzionato nel coordinamento delle attività.

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