Nelle scorse settimane, WhatsApp si è cimentata in diverse novità, tra cui l’arrivo delle chiamate vocali sui feature phone, l’avvio del restyling per la UI delle notifiche (poi cassato col ritorno al verde scuro, nella release beta 2.21.12.12), la velocizzazione delle note audio, ed i progressi non pubblicamente palesi per la protezione dei backup online: nelle scorse ore, da Menlo Park sono partite altre iniziative in merito alla sua messaggistica principale che, risolto qualche bug di troppo, ha avviato una campagna informativa per la privacy e ritoccato un po’ il modo in cui vengono visualizzate le conversazioni nell’elenco delle chat.
Col rilascio della release 2.21.12.14 di WhatsApp beta per Android (inclusiva di celati step d’avanzamento sui backup online delle chat), non pochi utenti hanno ammesso di aver avuto difficoltà a entrare sulla piattaforma, tanto che in loro aiuto sono intervenuti i leakers di WABetaInfo che han consigliato come soluzione pro tempore di rimuovere la beta difettata, sostituendola con una versione precedente, in attesa di tempi migliori, poi arrivati. Nelle ore successive, infatti, è stata rilasciata – a disposizione sul Play Store e su ApkMirror – la release beta 2.21.12.15 che, via fix, ha permesso agli utenti androidiani di WhatsApp di tornare alle loro abituali routine chattatorie.
Tutto è bene quel che finisce bene, dunque, con WhatsApp che, di lì a poco, ha avviato la distribuzione di una novità ulteriore, partendo dai beta users di Android, con gli utenti delle versioni stabili e web based che sarebbero seguiti con update successivi, rappresentata da una piccola variazione grafica dell’interfaccia, relativamente alla sezione in cui vengono elencate le conversazioni: nel caso specifico, i programmatori del CEO Will Cathcart hanno rimosso le linee di demarcazione tra una conversazione e l’altra.
Di maggior peso, forse, è la campagna d’informazione sulla privacy partita in Germania e in particolar modo nello stesso Regno Unito ove, nelle scorse settimane, la deputata dei Tory, Priti Sushil Patel, si era lamentata che la crittografia da punto a punto di WhatsApp potesse consentire l’uso dell’app per fini illeciti, con l’osservazione secondo cui, ipso facto, “non ci si può permettere che le forze dell’ordine non abbiano modo di impedire crimini orribili“.
Di conseguenza, la campagna mediatica, battezzata “Message Privately“, punterà a evidenziare i vantaggi della crittografia end-to-end, e preciserà, come per altro ribadito dallo stesso Cathcart alla BBC, che non si cederà mai alle pressioni dei governi che chiedono di consegnar loro i dati degli utenti, visto che – semmai – “più che incoraggiare le compagnie tecnologiche ad essere inefficienti” (concedendo una backdoor, ndr) sarebbe il caso che i governi obblighino le aziende in questione a “garantire la massima sicurezza possibile“.