WhatsApp ha da poco celebrato il risultato dei 2 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo, un traguardo importante raggiunto anche a suon di continui aggiornamenti, le cui funzionalità introdotte vengono spesso collaudate tramite il canale beta. Proprio quest’ultimo, nelle scorse ore, ha esposto gli utenti della piattaforma di messaggistica istantanea a una doppietta di problemi piuttosto seri: nel frattempo, anche dall’India giungono notizie non proprio confortanti per la preziosa app di Mark Zuckerberg.
Secondo i leaker di WABetaInfo, che ne hanno condiviso l’avviso tramite il proprio account Twitter, da Menlo Park è stata rilasciata una versione beta di WhatsApp per Android, la release 2.20.51 che, nello specifico, sembrerebbe avere un bug alquanto inabilitante: in pratica, gli utenti che vi avessero fatto ricorso, tramite il Play Store (in quanto iscritti al programma di beta testing) o via ApkMirror, nell’aprire l’app si troverebbero di fronte a improvvisti crash, che – di fatto – renderebbero loro impossibile messaggiare per tenersi in contatto con colleghi, parenti, ed amici.
Consci di questo problema, i tecnici della chat app in verde hanno rilasciato un aggiornamento con fix, tramite la release 2.20.52 che, in effetti, sana il problema dei riavvii dell’app, introducendone – però, a sua volta – un altro: in questo caso, l’inconveniente consta nel non riuscire ad usare gli adesivi, o stickers, introdotti nell’Ottobre del 2018.
In attesa di riuscire a distribuire il fix del fix, WhatsApp potrebbe presto doversi curare di un altro problema, originatosi però in India, laddove non più di qualche giorno fa sarebbe arrivato il placet per un test esteso verso i WhatsApp Payments.
In base a quanto rendiconta il periodico online Bloomberg, sembrerebbe che il ministero della Tecnologia di Nuova Delhi sia pronto a varare una regolamentazione di tutte le imprese internettiane con più di 5 milioni di utenti, i cui cardini prevederebbero – tra le altre cose – di rintracciare, se richiesto dalle autorità, entro 72 ore, la provenienza di un messaggio, con la conseguenza che tali imprese dovrebbero conservare i dati degli utenti, a favore degli ispettori governativi, per almeno 180 giorni. Ciò, inevitabilmente, andrebbe a minare la riservatezza degli utenti, garantita su WhatsApp dalla crittografia end-to-end che, in sintesi, assicura che solo mittente e destinatario possano leggere i rispettivi scambi di battute.