Anche Snapchat, come Instagram, è rimasto coinvolto di recente in uno scandalo riguardante la privacy che, di conseguenza, ha messo in secondo piano l’importante notizia secondo cui il colosso cinese Tencent (già proprietario delle chat-app QQ e WeChat, e delle gaming house Supercell e Riot Games) avrebbe acquistato un’ampia partecipazione azionaria in Snapchat, e quella del varo dei primi 6 Snap Games per la piattaforma di casual gaming interna all’applicazione.
Diversi mesi fa, in un’occasione nella quale venne prospettato anche il restyling prestazionale e di design dell’applicazione Snapchat, l’azienda Snap Inc di Evan Spiegel promise anche di intrattenere per più tempo gli utenti nella piattaforma, a suon di casual games simili a quelli già introdotti da Messenger, cimentandosi nei quali (attraverso l’icona del razzo) gli utenti avrebbero anche potuto (video) chattare tra loro.
I primi 3 Snap Games, cui se ne aggiungeranno altri 3 nelle settimane a seguire, sono stati appena introdotti nell’app per device Android e iOS e, di conseguenza, è possibile conoscerne nomi e dinamiche: “Bitmoji Party” è una serie di minigiochi (tra cui il dover rimanere in equilibrio su un disco che gira scansando la puntina, per maturare punti utili ad acquisire danze celebrative) con massimo 8 partecipanti, spesso in 1 contro 7, “Snake Squad” prevede che un utente muovendosi nello spazio come un serpente raccolga (aspirandoli) degli elementi preziosi, evitando di finire (con conseguente game over) nella traiettoria degli avversari, mentre “Zombie Rescue Squad” è un survival a scorrimento orizzontale con dinamiche da sparatutto in cui occorrerà freddare quanti più zombie possibili, mettendo anche da parte dei pick-up colmi di utili esplosivi.
Per una buona notizia che viene messa da parte, ne arriva un’altra, non proprio edificante per Snapchat. Secondo un’inchiesta di Motherboard, condotta grazie alle testimonianze di alcuni (anche ex) dipendenti di Snap Inc, diverse persone all’interno della società di Spiegel, in vari reparti, avrebbero usato, in modo illegittimo, lo strumento SnapLion (realizzato per raccogliere dati su richiesta del tribunale, per combattere il bullismo e resettare le password a quei profili eventualmente hackerati): a quanto pare, seppur in pochi casi, questo tool legittimo sarebbe stato usato – lungo diversi mesi – per curiosare in dati personali, quali mail, numero di telefono, e persino snap privati, prima che ne fosse stato irrigidito l’accesso.
Snapchat, pur non avendo ammesso la circostanza, ha vantato il suo impegno nel tutelare la riservatezza delle persone, ricordando come ogni eventuale violazione riscontrata comporti la cessazione di rapporti professional/di collaborazione in essere.