Messenger: in test lo schermo condiviso, strumenti per le aziende, risolta falla in Kids

Messenger conferma la sua centralità tra le chat app del gruppo Facebook, risolvendo una pericolosa falla in Kids, mettendo vari strumenti a disposizione delle aziende e, nel contempo, sviluppando un sistema di screen sharing in chat, con i propri contatti.

Messenger: in test lo schermo condiviso, strumenti per le aziende, risolta falla in Kids

Facebook, pur avendo nel suo pacchetto applicativo WhatsApp, punta ancora moltissimo su Messenger, la chat app ufficiale del network, di recente corretta nella variante “for Kids” e, in quella standard, arricchita di diversi strumenti a beneficio delle aziende, proprio mentre sarebbe in lavorazione una funzione per condividere lo schermo dello smartphone – in chat – con i propri amici. 

La prima novità ruotante attorno al mondo dell’app Messenger arriva da un’indiscrezione della sempre puntuale Jane Manchun Wong, secondo cui la chat app ufficiale del social, nata inizialmente come messaggistica interna dello stesso, starebbe testando un servizio di condivisione dello schermo del proprio telefono, in modo analogo a quanto consentito da Skype. 

La funzione, chiamata “Share Your Screen Together“, condividerà ciò che appare a monitor sullo smartphone del broadcaster, disattivando la fotocamera dello stesso e, quindi, non consentirà, nel contempo, di mantenere aperta una finestrella nella quale visualizzare le reazioni del proprio interlocutore: ciò potrebbe essere motivato dalla natura della feature, concepita non tanto come sistema di assistenza remota, benché possa essere utile nel condividere anche istruzioni e documenti di lavoro, ma più che altro finalizzata a offrire un ulteriore strumento per vedere video assieme (con annesse e possibili ricadute, però, in termini di pirateria), finalizzato a coinvolgere anche i video risiedenti sul proprio telefono, e non solo quelli già alloggiati sul social (come, quindi, in Watch Party).

In più, nell’avviarsi, lo screen sharing sarà preceduto da un avviso per la privacy, che invita a fare attenzione: l’utente, infatti, potrebbe finire col condividere, in chat, con i propri contatti, anche informazioni che vorrebbe rimanessero private.

Come osservato da Facebook, su Messenger sono presenti più di 40 milioni di imprese e, per tale motivo, è stato annunciato il roll-out da oggi, con conseguente smontaggio progressivo del tab Discover/Scopri, rivisto appena lo scorso autunno, di diverse novità a favore delle aziende, volte a ottenere (attraverso sistemi automatizzati contemplati nel ” Facebook Ads Manager”) il massimo dalla figura del “lead” (chi dimostra interesse verso un servizio o prodotto), coinvolgendolo in conversazioni appunto su Messenger.

Tra esse, vi sarà anche un più corposo investimento sui plug-in web che, come i “m.me Links“, collocati nei siti web degli inserzionisti, permetteranno loro di avviare rapide interlocuzioni d’assistenza sulla chat app in blu, e un miglioramento nella segnalazione degli eventi. Nel frattempo, nella beta dell’app, a favore del collaudo da parte di selezionati interlocutori aziendali e programmatori, fa la sua comparsa un sistema che supporta il fissare appuntamenti (integrato con un tool di gestione del calendario) tramite Messenger, e la finestra di chat aziendale dello stesso, entro cui l’azienda deve rispondere, resterà aperta per 24 ore, trascorso il quale lasso di tempo, si potrà coinvolgere l’interlocutore tramite il sistema dei tag (es. promemoria degli eventi, aggiornamenti sugli acquisti, etc).

Infine, Messenger Kids, l’app protetta che consente ai genitori di controllare e stabilire con chi possano parlare i propri pargoli. In un comunicato rilasciato dal vicepresidente del social, Kevin Martin, Facebook fa sapere di aver risolto la falla (a quanto pare attiva dall’Ottobre del 2018) che permetteva ai bambini di parlare, all’interno delle chat di gruppo, anche con estranei. tramite una correzione volta ad evitare che il problema si ripresenti. A Luglio, diversi senatori americani avevano scritto a Zuckerberg in merito, auspicando una revisione totale dell’app, che portasse a scoprire altri bug potenzialmente pericolosi per la privacy. 

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