Tatuaggi e piercing aumentano rischio epatite e AIDS

Una ricerca svolta presso k'Università di Roma Tor Vergata avverte: tatuaggi e piercing aumentano il rischio di contrarre epatite B e C ed AIDS. L'autrice Carla Di Stefano: "Solo il 5% dei ragazzi è a conoscenza del genere di malattie che possono venire trasmesse"

Tatuaggi e piercing aumentano rischio epatite e AIDS

Piercing e tatuaggi sono oramai diventati una vera moda: sebbene siano entrambi nati come simboli di appartenenza sociale all’interno di specifici contesti, al giorno d’oggi sono diventati altamente trendy, al punto che molte persone-in prevalenza adolescenti-scelgono di farsi un piercing o un tatuaggio per una mera questione estetica. Tuttavia, pratiche di questo genere possono portare con sé effetti indesiderati, anche gravi.

A denunciarlo è stato uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Roma Tor Vergata, nel corso dei quali è stato evidenziato che circa un quarto dei ragazzi che decidono di farsi un piercing o un tatuaggio ha dovuto fare i conti con problemi relativi alle infezioni. La ricerca ha coinvolto circa 2.500 studenti di vari licei, proponendo un questionario anonimo da compilare proprio in relazione alla moda di farsi bucare o tatuare il corpo.

Dai dati forniti dagli stessi studenti, è emerso che solo il 17% di chi si è fatto piercing o tatuaggi ha firmato un consenso formale, ed appena il 5% dei ragazzi si sono informati a dovere sui rischi derivanti da queste pratiche. Insomma, che farsi tatuaggi o piercing possa incrementare il rischio di contrarre virus altamente pericolosi come l’epatite B e C e l’AIDS lo sapeva solo 1 persona su 20.

La dottoressa Carla Di Stefano, autrice dello studi, ha reso noto che “L’80% dei ragazzi ha affermato di essere a conoscenza dei rischi di infezione”, sebbene quasi nessuno tra loro abbia approfondito quali generi di virus potessero essere trasmessi dagli aghi o dai piercing. “Il 20% degli intervistati-ha continuato la Di Stefano-ha dichiarato l’intenzione di farsi un piercing, ed il 32% di ornare la pelle con un tatuaggio”.

“Il dato scientificamente più interessante sta nei tempi di sopravvivenza del virus rilevati negli aghi e nell’inchiostro, variabile da pochi giorni nell’ambiente a quasi un mese nell’anestetico: dato anor più preoccupante se incrociato con la scelta degli adolescenti verso locali spesso economici e non a norma di legge”, ha concluso la dottoressa.

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