Dopo la lotta ai grassi animali di cui si è tanto abusato nei fast food quest’anno è l’anno del burro, e molti cambiano direzione. Il famoso settimanale americano Time pubblica questa riscoperta a grandi lettere, e la mette in copertina con il titolo: “Eat butter”, mangiate burro. Per anni evitato e snobbato dai consumatori dell’olio extravergine, oggi si scopre che il burro fa meno male rispetto ad altri oli vegetali tipo l’olio di palma. Basta solo non esagerare.
Adesso sembra che le ricerche da parte delle università e le cucine degli chef internazionali abbiano trovato un punto d’accordo: il burro non fa male, è un grasso sano, naturale e il suo utilizzo apporta anche dei benefici. Naturalmente nelle giuste proporzioni! L’affermazione piace tanto ai proprietari di industrie casearie che per tanto tempo hanno visto calare la richiesta di burro, ma adesso anche i nutrizionisti dicono che una porzione di 10 grammi di burro fornisce meno calorie rispetto all’olio extra vergine di oliva: 75 calorie il burro contro 90 calorie olio. La spiegazione deriverebbe dal fatto che il burro è fatto per il 15% di acqua. Ma nulla toglie che l’olio d’oliva resta in ogni modo il re della dieta mediterranea perché ha meno grassi saturi e tante proprietà antiossidanti.
Le ricerche dei laboratori dell’università di Cambridge sono arrivati a questa conclusione: “Non basta eliminare i grassi, il vero modo per essere sani è smettere di fumare e avere una dieta equilibrata, calibrando anche i carboidrati e il sale”. Nina Teicholz, nutrizionista americana, l’ha chiamata “The big fat surprise”, ovvero la grande sorpresa del grasso. La nutrizionista ha detto che a colpevolizzare negativamente l’uso del burro sono state proprio le multinazionali fast food, ma il burro utilizzato da loro era di scarsa qualità e in quantità eccessive.
Tra i colpevoli della cattiva salute oggi ci sono altri fattori e uno di questi è proprio l’olio di palma presente negli alimenti confezionati, che va a colpire in maniera grave le cellule del fegato. A questo punto molti produttori hanno deciso di ritornare a consumare burro per realizzare i loro prodotti, evidenziando nelle etichette la quantità e la produzione.