Il sesso è una questione di chimica, ormai è risaputo. Ma quello che sta accadendo negli ultimi mesi in Inghilterra, sta davvero portando quest’assunto ai suoi estremi. Stiamo parlando del chemsex, o “sesso chimico“: un fenomeno sociale sorto all’interno delle comunità omosessuali, e poi propagatosi a macchia d’olio-specie tra i giovanissimi-a tal punto da rappresentare una vera e propria minaccia per il sistema sanitario nazionale.
Il concetto è semplice: si tratta sostanzialmente di assumere un mix di droghe e farmaci che demoliscono i freni inibitori, scatenando così un’ondata di voglie sfrenate capaci di annullare letteralmente bisogni come mangiare e dormire; per poi lanciarsi in vere e proprie “maratone del sesso” lunghe anche ore. Se non addirittura giorni interi, nei casi più eclatanti.
Tra le sostanze più gettonate vi sono stimolanti come le amfetamine cristallizzate ed il mefedrone, in grado di causare grande euforia, ed aumentare l’appetito sessuale di chi le assume. Molto in voga inoltre sono anche il gamma-butirrolattone (Gbl) ed il gamma-idrossibutirrato (Ghb), che al contrario delle due viste in precedenza fungono da leggeri anestetici.
Anche il Gbl ed il Ghb hanno il “pregio” di diminuire notevolmente i freni inibitori, facendo sì che chi li assume possa “darsi alla pazza gioia” senza rimuginare troppo sulle conseguenze. Già, le conseguenze: se questi sono gli “aspetti positivi” del sesso chimico, quali sono invece le controindicazioni? L’effetto collaterale più pericoloso del chemsex è ovviamente, come si potrà ben immaginare, l’aumento del rischio di trasmissione di malattie veneree.
Molti dei partecipanti alle maratone del sesso non utilizzano infatti protezioni, abitudine consolidata specialmente tra i giovanissimi. E contando che, secondo le stime, ogni persona cambia partner in media 5 o 6 volte prima che l’orgia chimica abbia termine, si può facilmente intuire quanti danni possa causare anche solo un singolo individuo infetto.
Sifilide e papillomavirus sono tra le malattie più temute, così come epatiti virali ed HIV. Tant’è che il fenomeno è stato trattato da diversi ricercatori sulla prestigiosa rivista specialistica British Medical Journal, e lo stesso sistema sanitario britannico ha lanciato l’allarme.
Nonostante i rischi tuttavia, molti maratoneti del sesso d’oltremanica sono a dir poco entusiasti della nuova moda, come riportato anche dalla Antidote, una società londinese specializzata nel trattamento farmacologico di persone appartenenti alla comunità LGBT (dove il fenomeno ha avuto inizio).
La Antidote ha infatti reso noto di avere rifornito di medicinali addirittura il 64% di tutti coloro che ha praticato il chemsex nel 2013-2014 in Inghilterra. Inoltre, chi fa utilizzo di questi psicofarmaci per le maratone del sesso si dichiara generalmente entusiasta dell’esperienza: tra i “benefici” di questa pratica citati con più frequenza figurano ad esempio la perdita delle inibizioni e l’aumento del piacere derivante dai farmaci, così come anche l’allontanamento delle ansie, delle forme di depressione e dei pensieri negativi in generale.
Oltre appunto alla sfrenata voglia di avere rapporti sessuali con altre persone, immediatamente e senza alcun genere di freno o tabù, un po’ come la Ruleta Sexual, la moda lanciata qualche anno fa dalle discoteche della Colobia.