Oggi è una data da segnare sul calendario, perché si smuove qualcosa per ciò che riguarda la violenza sulle donne. È stato reso legge a tutti gli effetti il famoso “codice rosso“. Si tratta di un disegno di legge che tutela le vittime di violenze di genere. Il decreto legge è stato votato nel Senato e non ha ottenuto alcun voto contrario: solo 47 astensioni e ben 197 voti a favore.
Tra i partiti, il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno votato a favore, mentre il Partito Democratico si è astenuto. Il codice rosso è composto da 21 articoli ed è inclusa una procedura che consente di velocizzare i processi penali e dare pene ben più severe. È questo il primo passo del governo per la battaglia contro i femminicidi, le violenze domestiche, e quelle di genere.
Codice rosso: la legge è insufficiente per l’opposizione
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, ha spiegato ai microfoni che il codice rosso, al momento, è la cosa migliore che si può fare. Il ministro, però, è consapevole che tutto ciò non basta e non combatte definitivamente la violenza sulle donne. Anzi, si metterà già al lavoro per ridurre ulteriormente i tempi relativi ai processi.
Anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha ricordato che ogni 72 ore si verifica un femminicidio e che dunque si tratta di una vera e propria emergenza sociale. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si dispiace che ciò non possa effettivamente bastare, ma racconta che rappresenta un’importante svolta in questo Paese.
L’opposizione, invece, rappresentata dal Partito Democratico, che tra l’altro si è astenuto, è di altro avviso. “Abbiamo perso l’occasione di fare del codice rosso uno strumento davvero utile a contrastare il drammatico fenomeno della violenza sulle donne” , ha dichiarato la senatrice del PD Valeria Valente, “La maggioranza non ha nemmeno voluto prendere in considerazione uno solo degli emendamenti che abbiamo proposto: li hanno bocciati tutti in maniera burocratica e arrogante”.
Secondo Valente, la legge è insufficiente e accusa il governo di aver dato importanza alla propaganda anziché al fatto concreto. Tra i reati inclusi nel codice rosso ci sono quelli del revenge porn e dello sfregio al volto: il primo è il reato di diffondere, per vendetta, immagini e video private e intime, mentre il secondo rappresenta proprio l’azione di sfigurare una persona con lesioni permanenti.