Su Quota 100 Tito Boeri fa una proposta. Ma non è una proposta nuova

L'economista e già presidente dell'INPS Tito Boeri avanza una proposta di riforma pensionistica per evitare lo scalone che si verrà a creare quando, a fine anno, scadrà la vigenza triennale del provvedimento che ha istituto quota 100.

Su Quota 100 Tito Boeri fa una proposta. Ma non è una proposta nuova

Abbiamo detto ieri delle manovre che si stanno approntando sia da parte del Governo che delle parti sociali in vista della scadenza a fine anno della cosiddetta Quota 100, istituita da una legge varata nel 2019 dal primo governo Conte e fortemente voluta dalla Lega che, all’epoca, governava col partito di Grillo.

Le decisioni del governo sono ancora al di là da venire poiché l’iter, che prevederà necessariamente un serrato confronto all’interno della maggioranza, non è ancora stato avviato. Chiunque in questa fase è quindi legittimato ad avanzare suggerimenti e proposte.

Una delle più interessanti, anche per l’autorevolezza del proponente, è quella che proviene, dall’ex-presidente dell’INPS Tito Boeri che ha anche pubblicato sull’argomento un articolo su Repubblica: pensione a partire da 63 anni, con una riduzione di circa 1,5% per ogni anno di anticipo.

“Se il governo decidesse di aspettare la fine naturale di Quota 100 dopo i tre anni di sperimentazione” scrive Boeri “per gli esclusi si creerebbe un nuovo scalone (cioè un aumento dei requisiti per il pensionamento) di ben sei anni nella notte fra il 31 dicembre 2021 e il 1 gennaio 2022, pari a quello introdotto nel 2011 che probabilmente segnò l’inizio della fine del governo Monti. E oggi non ci sono le stesse condizioni di emergenza economica del 2011 da invocare per cercare di spiegare ai malcapitati questa disparità di trattamento.”

Le proposte che ad oggi tengono banco vanno dalla cosiddetta “quota 41” (si può andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età) a “quota 102” (combinazione di 63 anni di età e 39 di contributi oppure 64 anni di età e 38 di contributi)”.

Boeri però le boccia entrambe: secondo le stime dell’INPS, costerebbero fino a mezzo punto di PIL all’anno, un costo insostenibile. Propone allora un modo che concili una maggiore flessibilità nell’età di pensionamento con la sostenibilità del sistema: si può andare in pensione quando si vuole, a partire da 63 anni, ma accettando una riduzione attuariale, che oggi si applica alla sola quota contributiva, sull’intero importo della pensione.

Cesare Damiano, già ministro del lavoro e consigliere INAIL e Marialuisa Gnecchi, vice presidente dell’INPS, si dimostrano sorpresi perché “il suggerimento” spiegano “copia esattamente la proposta di legge 857 del 2013 a prima firma Cesare Damiano, Pierpaolo Baretta e Marialuisa Gnecchi. Finalmente, dopo otto anni, c’è qualcuno che rivaluta un’idea che venne a suo tempo bocciata.”

Tanto più che uno di quelli che contribuì alla bocciatura è quello stesso Tito Boeri che oggi la ripropone. “Allora venne ritenuta troppo costosa e, quindi, incompatibile con i conti dello Stato. Adesso pare che sia diventata compatibile”.

“Naturalmente noi sosteniamo la proposta di Boeri e la appoggeremo con tutte le nostre forze. Le conversioni sulla via di Damasco le abbiamo sempre guardate laicamente con favore: dopo quella di Paolo anche quella di Tito”. 

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