Stephen M. Walt, docente di politica internazionale presso l’Università Harvard, è sicuro: il nazionalismo non sparirà perché è un sentimento così potente da non poter essere sconfitto da quanti pensano di poter ridisegnare il mondo a propria immagine e somiglianza. Cosa che in realtà sta cercando di fare l’élite globalista, spinta più dall’interesse finanziario che da quello popolare.
È stato il nazionalismo che ha spinto gli inglesi a lasciare l’Unione Europea, Donald Trump a diventare presidente americano, la Cina ad approvare politiche di “imperialismo economico”, la Russia a osteggiare l’ideologia globalista, i partiti sovranisti a trionfare in Italia, Regno Unito, Danimarca, Ungheria e così via.
Ma qual è la forza del nazionalismo? Walt lo spiega così: “Gli umani sono animali sociali. Dal momento in cui nasciamo, apparteniamo a qualche comunità. Poiché dipendiamo dalle persone attorno a noi, gli umani si sono evoluti in esseri sensibili nel distinguere ciò che è dentro il gruppo da ciò che è fuori. Essere in grado di identificare gli amici e i nemici, un tempo era necessario per la sopravvivenza”.
Walt sottolinea come il mondo si sia diviso in un’ampia varietà di nazioni che rappresentano delle unità sociali forti e consolidate nei secoli, ciascuna con una sua cultura, i suoi usi, le sue tradizioni, la sua storia. Ogni comunità tende sempre a organizzarsi in uno Stato, con leggi proprie, anche per non essere vulnerabile alla conquista, alla persecuzione o all’assimilazione da parte di altre nazioni.
Per Walt il nazionalismo gode di buona salute in tutto il mondo, anche se si vuol far credere che ci possano essere politiche intestatali capaci di mettere tutte le nazioni sullo stesso piano. Basti pensare a Stati come Francia e Germania, che promuovono la retorica dell’europeismo liberale per poi comportarsi da sovranisti quando si tratta di difendere i propri interessi nazionali.
Questo perché – come sottolinea il professore – l’Unione Europea è diventata solo una confederazione di Stati sovrani che operano all’interno di uno spazio anarchico, dove ogni nazione tenderà a non sottomettersi a politiche comunitarie che di fatto premiano alcune e danneggiano altre. Vedi per esempio la Grecia o l’Italia, penalizzate da politiche monetarie che, di fatto, stanno facendo l’interesse solo della Germania.