La discussione sul ddl Sicurezza ha suscitato vivaci controversie nelle commissioni congiunte di Affari costituzionali e Giustizia della Camera, in particolare riguardo all’articolo 12. Quest’ultimo, attualmente, rende facoltativo l’obbligo di rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto l’anno di età, una disposizione che è stata oggetto di intensi dibattiti.
Nella recente seduta, tutti gli emendamenti proposti per modificare questo articolo sono stati respinti, determinando reazioni diverse tra i partiti. In particolare, i deputati di Forza Italia hanno manifestato dissenso, astenendosi dal voto e annunciando l’intenzione di presentare un emendamento in aula per alterare la normativa attuale.
Uno degli interventi più discussi è stato quello del capogruppo della Lega in commissione, Igor Iezzi, già noto per precedenti scontri in Aula durante il dibattito sull’Autonomia differenziata, il quale ha partecipato attivamente ai lavori.
La legge vigente, la numero 40 del 8 marzo 2001, garantisce alle donne in gravidanza e alle madri di bambini sotto l’anno di età un rinvio della pena, volta a tutelare la loro salute e gli interessi dei minori. Questa disposizione è riconducibile ai principi dei diritti umani sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.
Tuttavia, il ddl in discussione potrebbe eliminare l’obbligatorietà di questo rinvio, lasciando la decisione nelle mani del giudice, il quale valuterà caso per caso se procedere con l’arresto o concedere il rinvio della pena.
La proposta legislativa ha suscitato reazioni contrastanti anche all’interno degli stessi partiti di maggioranza. Lega e Fratelli d’Italia sostengono la necessità di modificare la normativa attuale, evidenziando un crescente malcontento verso quelle borseggiatrici che evitano il carcere grazie alla gravidanza. Matteo Salvini, leader della Lega, ha amplificato il proprio sostegno a questa posizione attraverso i social network, pubblicando video di presunti reati nelle metropolitane di Roma e Milano.
Mara Carfagna, esponente di Azione e ex ministra delle Pari Opportunità, si è espressa fortemente contro la nuova proposta di legge. Secondo lei, arrestare donne incinte o madri di neonati rappresenta una forma di debolezza da parte dello Stato, sottolineando il rischio che queste donne possano partorire dietro le sbarre senza un’adeguata assistenza neonatale.