Sgarbi si dimette da sottosegretario e dichiara: "Sangiuliano uomo senza dignità"

Vittorio Sgarbi si è dimesso come sottosegretario alla Cultura, dopo l'apertura di un'inchiesta dell'Antitrust su segnalazione del Ministero della Cultura. "Gennaro Sangiuliano è un uomo senza dignità", ha dichiarato.

Sgarbi si dimette da sottosegretario e dichiara: "Sangiuliano uomo senza dignità"

Venerdì 2 febbraio sono arrivate improvvise le dimissioni di Vittorio Sgarbi, che ha lasciato la carica di sottosegretario alla Cultura. “Mi dimetto con effetto immediato“, ha annunciato pubblicamente il critico d’arte al termine dell’evento “La ripartenza”, organizzato da Nicola Porro a Milano, “e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni“.

Dimissioni che non possono che rendere felici i membri del suo partito, dato che la sua posizione all’interno del Governo aveva già provocato imbarazzo per vari motivi. Non solo i debiti con il fisco che lo hanno portato ad essere sotto indagine e la condanna per diffamazione contro l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, ma anche le sue esternazioni, l’inchiesta per i quadri di Rutilio Manetti e Valentin de Boulogne rubati e le conferenze extra che gli fruttavano ricchi incassi e che sono sotto verifica dell’antitrust in seguito alle segnalazioni arrivate dal ministero della Cultura.

L’Antitrust mi ha mandato una molto complessa e confusa lettera“, ha dichiarato Sgarbi, “dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro e non posso parlare di Michelangelo a teatro”.

Il procedimento Antitrust è stato aperto su segnalazione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, finito ora nell’occhio del mirino di Sgarbi. “Non ci parliamo dal 23 ottobre“, ha aggiunto l’ex sottosegretario. “Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime“.

In seguito si è rivolto a Facebook, dichiarandosi oggetto di una “evidente persecuzione mediatica“, e contando che il quotidiano “Il Fatto” avrebbe scritto oltre 60 articoli “contro di me“, mentre il programma Report avrebbe messo in onda ricostruzioni inverosimili su dipinti acquistati, come se uno fosse colpevole di acquistare dipinti. Su questo c’è stata un’azione precisa per portarmi alle dimissioni”.

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