Sea Watch, non tutti gli italiani sono d’accordo con Salvini

Oltre Salvini e le sue idee ci sono tante altre persone pronte ad accogliere gli immigrati della Sea Watch: lo ricorda un giornalista, Massimiliano Sfregola, su ilfattoquotidiano.it:

Sea Watch, non tutti gli italiani sono d’accordo con Salvini

Diritto e diritti. Sapete quanti secoli ci sono voluti per costruire una civiltà giuridica?” domanda Massimiliano Sfregola, portando i lettori de ilfattoquotidiano.it a riflettere su quanto sia stato importante costruire pian piano, nel tempo, uno Stato di diritto funzionante, e ora con un tweet o un post su Facebook in fretta tutto viene cancellato.

Ad essere chiamato in causa è Matteo Salvini, un ministro eletto a tempo determinato, scrive Sfregola, e non il capo di una dinastia in una monarchia assoluta. Se questo ministro si permette, dal proprio profilo social, di entrare su questioni istituzionali dando della “sbruffoncella” alla capitana della Sea Watch, insieme ad altri epiteti e minacce, probabilmente è arrivato il momento di preoccuparsi. La guerra personale non si deve confondere e, peggio ancora, essere rafforzata dall’autorità dell’ufficio che egli rappresenta.

Il diritto di avere un pensiero diverso

Matteo Salvini è chiamato a condividere il potere con altri, per un tempo determinato. “Nessuna sentenza ha mai condannato Sea Watch per traffico di esseri umani“, e noi non abbiamo il diritto di ascoltarlo quando parla dei suoi teoremi su Ong, trafficanti e “porti chiusi”. Piuttosto, “abbiamo diritto di ascoltare parole di rispetto per il diritto internazionale”, riconosciuto dalla Costituzione italiana come superiore alla legge nazionale.

Non spetta a un ministro proferire parole offensive come quel “sbruffoncella” dato alla comandante della Sea Watch, saranno i tribunali a stabilire se la legge è stata violata, o al contrario, se la scelta di portare in salvo gli esseri umani della nave è stata saggia. Il tema dei salvataggi intercetta molte giurisdizioni, scrive Sfregola: l’unica certezza è l’assoluta incertezza. Per questo, un ministro deve andare cauto nel pronunciarsi e ricordare che rappresenta tutta l’Italia, compresi “buonisti” e “boldrini”. 

Sono ore concitate, scrive Sfregola, ed è bene che “gli italiani mostrino di tenere alla loro res publica pretendendo che il ministro dell’Interno rispetti – per una volta – il suo ruolo”. E chi non ha un pensiero uguale al suo.

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