San Marino, oggi si vota nel referendum sull’aborto

Dopo 43 anni dall'approvazione in Italia della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, nella Repubblica di San Marino l'aborto è ancora reato. Oggi il referendum per renderlo legale.

San Marino, oggi si vota nel referendum sull’aborto

Il codice penale della Repubblica di San Marino, rimasto più o meno invariato dal 1865, prevede agli articoli 153 e 154 “la reclusione da tre a sei anni per ogni donna che abortisce e per ogni persona che la aiuta e che procura l’aborto”.

L’interruzione volontaria di gravidanza è totalmente illegale solo a San Marino, Andorra e Malta. A San Marino ancora oggi abortire è considerato un reato anche quando la donna è in pericolo di vita, quando la gravidanza avviene a seguito di uno stupro o nel caso di gravi malformazioni del feto.

Per questo, fino ad oggi, le sammarinesi per interrompere volontariamente la gravidanza erano costrette ad andare all’estero, oppure a spostarsi negli ospedali dell’Emilia Romagna, dove per abortire spendevano come minimo 1.500 euro più le spese dell’albergo” racconta Karen Pruccoli, presidente Uds, l’Unione delle Donne Sammarinesi.

Da ormai 18 anni l’Uds si batte per rendere legale l’aborto nella Repubblica del Titano. Negli ultimi sette anni ha tentato tutti gli strumenti previsti dalla democrazia diretta: quella delle Istanze d’Arengo (richieste di pubblico interesse), due disegni di legge di iniziativa popolare, nel 2014 e nel 2019. Finché nel 2020 abbiamo deciso di muoverci verso il referendum, raccogliendo le 3mila firme necessarie per indirlo” (La Repubblica di San Marino conta circa 34.000 residenti n.d.r.).

Domenica 26 settembre, attraverso un referendum popolare, i cittadini sammarinesi potranno finalmente scegliere se rendere legale o meno l’aborto entro le 12 settimane di gravidanza e anche oltre questo periodo in caso di pericolo di vita per la donna o per gravi malformazioni del feto. 

Siamo sotto grande pressione” commenta  Karen Pruccoli “Il comitato del ‘no’ ha dalla sua parte il maggiore partito del Paese, la Democrazia Cristiana, insieme alla Diocesi, il Vescovo, gli scoutComunione e Liberazione, Carità senza Confini, Azione Cattolica, Provita&Famiglia, tutta la Chiesa e anche il Papa. Se vinciamo è una bella vittoria”.

San Marino dista da Rimini venti chilometri, ma sulla questione dell’aborto è lontana quarant’anni. La legge 194 del 1978, che in Italia disciplina l’interruzione di gravidanza, rappresenta il punto di riferimento dei promotori del referendum di domenica. Il quesito sarà questo: Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?

Sempre Karen Pruccoli dice: ”Ci proviamo da 18 anni. Adesso speriamo di vincere, poi sarà importante fare una buona legge. Perché a San Marino sembra di vivere fuori dal tempo. Le donne non sono considerate come persone ma come corpi. E’ una battaglia difficile. La controparte è agguerrita e feroce”.

Come il comitato “Uno di noi“, schierato per il “No” al referendum, che sul proprio sito paventa il rischio di “turismo abortivo” a San Marino e che a metà settembre, suscitando generale riprovazione, aveva fatto affiggere dei manifesti che raffiguravano un ragazzo con la sindrome di Down e lo slogan “Io sono una anomalia, per questo ho meno diritti di te?

L’ultima trovata è l’immagine di una bambina e la frase “Vogliono legalizzare l’aborto fino al nono mese“.

Un obbrobrio in termini medici” racconta Valentina Rossi, attivista dell’Unione donne sanmarinesi, insegnante di storia e filosofia. “Mi spaventa che si lanci all’esterno un’immagine della donna agghiacciante. Ma io penso che la popolazione oggi sia pronta, che i cittadini siano con noi. Speriamo che il referendum passi, poi ci sarà la battaglia per fare la legge“.

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