Non si placa la bufera attorno al sindaco Ignazio Marino: dopo lo “scandalo” del viaggio a Philadelphia, i battibecchi con il Papa ed il clima di guerra fredda con i vertici nazionali del Partito, il Corriere della Sera ha voluto rigirare il dito nella piaga, arrivando addirittura a montare un’inchiesta sulle spese sostenute dal sindaco di Roma nei ristoranti della capitale, che quest’ultimo aveva elencato come “cene istituzionali“.
Il Corsera ha infatti pubblicato le cifre degli scontrini di quelle cene, sottolineando che coloro i quali-secondo Marino-sarebbero stati i suoi compagni di pasto, in realtà negano di essere stati presenti in quelle specifiche occasioni. Viceversa, un ristoratore ha affermato che il sindaco non si trovava presso la sua Taverna degli Amici in veste istituzionale, ma stava semplicemente cenando con la moglie.
Peccati veniali insomma, cifre che oscillano dai 100 ai 260 euro (per un conto di 6 persone al Girarrosto toscano in occasione del giorno di Santo Stefano) ma che si aggiungono alla già lunghissima lista di accuse mosse al primo cittadino di Roma negli ultimi mesi. Accuse alle quali lo stesso Marino ha replicato con risolutezza: “In questi due anni ho speso, con la carta di credito messa a mia disposizione dal Comiune, meno di 20.000 euro per rappresentanza. E li ho spesi nell’interesse della città”.
“E’ di questo che mi si accusa?-ha continuato il primo cittadino di Roma-Bene, ho deciso di regalarli tutti di tasca mia a Roma, e di non avere più una carta di credito del Comune a mio nome”. Insomma, la strategia del sindaco della Capitale è dunque quella di restituire l’ammontare delle spese da lui accumulate a carico del Comune negli ultimi due anni, e di non avvalersi più del privilegio della carta di credito pagata dai contribuenti.
Basterà questo a placare gli animi in fermento di chi lo vorrebbe già destituito? L’assessore ai Trasporti di Roma giura di no: “Non vedo grandi possibilità per andare avanti […] La fine è inevitabile”. D’altronde, le maggiori forze della politica italiana-da sempre impegnate in una eterna guerra fratricida-si sono improvvisamente trovate fianco a fianco nel richiedere a gran voce le dimissioni di Marino.
“Si deve dimettere per una questione morale”, ha chiosato Alessandro Di Battista, deputato di M5S, mentre Paolo Cento, segretario romano di Sinistra Ecologia e Libertà, si è affidato ad un pacato: “Come Sel, chiediamo al sindaco Marino di valutare le dimissioni”. Intanto la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulle note spese di Marino, che rischia ora una denunciua per peculato.
Ed Ignazio Marino, vero protagonista dell’intera vicenda, come sta reagendo dinanzi al fuoco incrociato di amici e nemici? Dal suo enturage fanno sapere che “Non pensa alle dimissioni”. Ma da Destra a Sinistra, i Grandi Antichi della politica italiana proseguono nella loro incessante opera di stillicidio; confidando che, entro fine Febbraio, la Città Eterna avrà un nuovo sindaco.