Non accenna ancora a chiudersi la vicenda dei Marò, Massimiliani Latorre e Salvatore Girone, e la Corte Suprema Indiana ha rinviato quella che doveva essere l’udienza decisiva per decidere la sorte dei due fucilieri italiani. I due Marò erano stati arrestati nel febbraio 2012 con l’accusa di avere ucciso due pescatori indiani al largo dell’Oceano Indiano, mentre i due militari sostengono di avere sparato a vuoto durante un attacco dei pirati.
Dall’autopsia sembra emergere che ad uccidere i pescatori siano stati proprio le armi dei due ragazzi, ma nulla si può controllare perché nel giro di un paio di giorni i pescatori sono già sottoterra. Inizia così la triste vicenda dei due Marò, divenuta oramai fatto internazionale, e le accuse indiane riescono ad ottenere la loro processazione in India, sostenendo che l’omicidio è avvenuto entro il limite delle acque territoriali del paese. Numerosi sono stati gli interventi diplomatici italiani per risolvere il caso, ma nessuno si è concluso positivamente. La speranza è sempre stata quella di portare i Marò in Italia e processarli nel loro paese d’origine, ma finora nulla di fatto. L’Italia ha avuto solo il merito di scongiurare la pena di morte ai due militari, con interventi di ministri, della Chiesa ma anche delle famiglie stesse, incrinando però i rapporti con il governo indiano.
Dopo due anni e varie peripezie giudiziarie, l’Italia sembra decisa a non fermarsi per riavere in patria i due Marò, e di fronte all’ulteriore rinvio dell’udienza continuano le consultazioni tra ministri e ambasciatori per trovare una soluzione definitiva. La decisione del governo indiano di applicare la legge per la repressione della pirateria è assolutamente fuori luogo, dice l’ambasciatore Daniele mancini, e cercheremo di porre fine a questa situazione. Intanto, a sostenere il peso di questa vicenda sono anche i familiari, preoccupati e in ansia per la sorte dei loro cari, e che sperano in una soluzione positiva imminente.