Arriva il primo sì della Riforma della scuola alla Camera, con 316 sì e 137 contrari, ora toccherà al Senato. Intanto, fuori Montecitorio continuano le proteste dei docenti, ‘aizzati’ dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso: “La battaglia non si ferma: la battaglia continua!”. Nonostante i proclama delle scorse ore, la minoranza Pd alla fine non ha partecipato al voto, limitandosi a scrivere un documento con alcune osservazioni da mandare ai senatori: “Abbiamo deciso di scrivere una lettera che sia un passaggio di testimone rispetto al Senato in cui rivendichiamo i punti positivi ottenuti nelle modifiche al disegno di legge. Speriamo con questo di fare un servizio al Pd perché resti connesso al mondo della scuola. La lettera prevede la libertà di voto di chi la firma”.
Ovviamente entusiasti i toni di Matteo Renzi: “L’unico modo per combattere la povertà e tornare alla crescita è valorizzare la scuola, perché il figlio di una persona che in questo momento è in difficoltà abbia le stesse possibilità, in modo che, se è bravo, se la possa giocare”. Esulta anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: “La buona scuola è risorse fresche per l’istruzione, 3 miliardi a regime in più su questo capitolo con art. 26 a Montecitorio”. L’apertura ai contestatori arriva dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi: “Al Senato abbiamo un altro passaggio altrettanto significativo e quindi ovviamente riaffronteremo alcuni punti che sappiamo sono ancora discussi nell’esame al Senato“.
Matteo Renzi si difende la sua riforma, battendo ancora una volta sulla non volontà di ‘presidi passacarte’ come punto qualificante della Riforma, oltre che nella ‘meritocrazia retributiva’ tra i docenti, altro punto-chiave. Ovviamente sul piede di guerra le opposizioni: “Il progetto di Renzi è chiaro: desertificare culturalmente il Paese per abbattere le conquiste civili. Vogliono sudditi da usare, inconsapevoli e subordinati”, dicono i 5 Stelle. Secondo Pino Pisicchio del Gruppo Misto, “il pericolo è che l’accentuazione dell’autonomia penalizzi le scuole con minore dotazione di mezzi, come avvenne per le università. Inoltre, siamo preoccupati dalla nuova egemonia dei presidi“.