La salita al colle di Matteo Renzi, annunciata durante la cerimonia del 25 Aprile, conferma l’attenzione con la quale Giorgio Napolitano segue il processo delle riforme e il contrastato avvio a Palazzo Madama del dibattito, con una divisione interna al PD e una maggioranza a dir poco confusa che complicano la campagna elettorale.
La fretta di Matteo Renzi coincide con l’impazienza con la quale da tempo Giorgio Napolitano chiede ai partiti di rendere più efficiente il sistema istituzionale anche, ma non solo, rimettendo mano alla legge elettorale, il Porcellum, che dopo anni di inascoltati moniti è stata bloccata dalla Corte Costituzionale. Il patto del Nazareno, l’Italicum approvato alla Camera, viene seguito dal testo di riforme che il presidente del consiglio vorrebbe far approvare entro il 25 maggio. Il problema è che il tempo è molto poco, a causa della campagna elettorale che potrebbe addirittura ridurre ancora di più il tempo a disposizione, ma Renzi non intende mollare malgrado la retromarcia di Silvio Berlusconi che da un lato ha detto di voler bocciare il testo e dall’altro ha ribadito che il patto con Renzi non si tocca. Senza contare i mal di pancia interni al PD che Renzi pensa di rendere marginali.
In attesa di sapere da quale parte oscillerà il pendolo di Forza Italia, Palazzo Chigi non molla la presa e pretende un voto prima delle elezioni europee sia per certificare la solidità del patto con Berlusconi, sia per rendere ufficiale che coloro che volevano aprire il Parlamento “come una scatoletta di tonno” hanno cambiato idea. La sponda del Quirinale è in questo momento molto utile a Renzi non solo per superare le resistenze interne al PD, ma anche per definire ruoli e competenze del futuro Senato. Il calendario di Renzi continua ad essere serrato e non ammette rinvii a dopo il voto. Oggi incontrerà Il capogruppo Zanda e la presidente della commissione Anna Finocchiaro; domani i senatori del PD, una giornata di studi sulle riforme al Nazareno e infine una direzione di partito. Il tutto per arrivare prima del 25 maggio a un testo votato in Commissione.