Con un tweet, il neo premier Matteo Renzi ha voluto rispondere a Francesco Nicodemo, responsabile comunicazione del PD, che gli aveva chiesto con vena ironica quando sarebbe stata l’ora X per l’approvazione del decreto per il taglio dell’irpef proposto dallo stesso premier; ”#oraics alle 16.30. Dopo il Consiglio dei ministri…” questo appunto il tweet del premier che, come di consueto, utilizza Twitter per tenere informati i suoi follower, ma anche per rispondere ai suoi colleghi.
Nuovo banco di prova per Renzi; il suo operato in questi giorni è stato infatti sotto tutti i riflettori. Secondo gli ultimi aggiornamenti, non si tratterà di una detrazione in busta paga ma di un vero e proprio bonus, che andrà ad infoltire le buste paghe più magre degli italiani, di un importo pari a circa €80 al mese. Per i redditi dai 18.000 ai 25.500 il tetto massimo annuale sarà di €77.5 al mese con un annuale di €620 per il 2014, arrivando a €79.1 nel 2015.
Questi al momento i limiti fissati dalla proposta, ma si tratta ancora soltanto di una bozza che potrebbe subire delle modifiche. Sono, infatti, ancora tante le discussioni in merito da parte delle diverse forze politiche in campo. Il premier ha già incontrato in questi giorni il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a Palazzo Chigi per diverse ore, segno questo che i punti da definire per questo provvedimento sono ancora tanti.
Per questo, non è difficile pensare che il decreto possa subire diverse modifiche in sede di Consiglio dei Ministri. Sono molti i ministeri che interessati dai tagli proposti per poter coprire i fondi necessari al provvedimento. Quello più lampante e discusso è quello che riguarda la Sanità. Infatti, secondo quanto proposto, le spese del settore della Sanità dovranno calare di circa 868 milioni quest’anno e di altri 1.5 miliardi nel 2015.
Sono previsti anche tagli importanti alle auto blu, ancora più drastici rispetto a quelli già operati in passato, la rinegoziazione dei contratti di fornitura esistenti, le vendita di beni e servizi per un risparmio totale di circa il 5%, la chiusura del PRA ed il ripristino dell’IMU agricola. Tagli in vista anche per gli stipendi di manager pubblici, ritenuti troppo elevati, così come quelli di molti esponenti dei vertici di Bankitalia, Autorità indipendenti e Consob. Al momento, sembrerebbero escluse da questo nuovo provvedimento soltanto gli istituti che emettono strumenti finanziari, come ad esempio Fs o Poste.
Bisognerà attendere il prossimo Consiglio dei Ministri per avere ulteriori dettagli.