Rapporti intimi tra detenuti e partner per due ore, in una stanza attrezzata con letto e bagno privato, con la porta chiusa ma non serrata a chiave. Non è più solo una scena da serie tv, ma diventa realtà anche nelle case circondariali italiane. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha pubblicato le nuove linee guida per dare attuazione concreta alla sentenza della Corte Costituzionale del gennaio 2024, che ha riconosciuto il diritto all’affettività e alla sessualità per le persone private della libertà. Si tratta di un cambiamento storico nella gestione della vita da detenuto, che mira a umanizzare la detenzione e rafforzare i legami familiari e affettivi, considerati strumenti fondamentali nel percorso di reinserimento sociale.
Le regole dei nuovi colloqui intimi
Le linee guida stabiliscono una disciplina dettagliata: si definiscono i destinatari del beneficio, le modalità organizzative, la frequenza, la durata (massimo due ore) e le condizioni igienico-sanitarie da garantire. Gli incontri si svolgeranno in ambienti riservati e sorvegliati solo all’esterno dal personale della Polizia penitenziaria, che non potrà entrare durante il colloquio, salvo emergenze. La porta potrà essere chiusa per garantire la privacy, ma non sarà mai chiusa a chiave, in modo da mantenere la possibilità d’intervento in caso di necessità. Prima e dopo ogni incontro, gli agenti saranno incaricati di ispezionare accuratamente la stanza, dotata di letto e servizi igienici, oltre che di controllare le persone ammesse all’incontro. Saranno i provveditorati regionali a individuare le case circondariali già dotate di spazi idonei e, dove questi mancano, ad attivare misure per permettere lo svolgimento dei colloqui anche in strutture diverse da quelle in cui il detenuto è ristretto.
Chi potrà usufruirne
Il diritto è riservato a coniuge o convivente stabile del detenuto. L’accertamento dei requisiti sarà effettuato dal direttore della casa circondariale o, in certi casi, dall’autorità giudiziaria. Per chi ha già accesso ai colloqui visivi o telefonici, la procedura sarà automatica. Secondo le stime del DAP, sono circa 17mila i detenuti che, al momento, potrebbero beneficiare di questa opportunità.
Chi è escluso
Non tutti, però, avranno accesso a questa nuova forma di colloquio. Sono esclusi:
1)i detenuti sottoposti ai regimi speciali degli articoli 41-bis e 14-bis dell’ordinamento penitenziario
2)chi ha beneficiato di permessi premio nell’ultimo anno
3)chi ha commesso infrazioni disciplinari, per cui l’accesso sarà sospeso per almeno sei mesi
4)chi è stato sorpreso con stupefacenti, cellulari o armi improprie.
Le reazioni: entusiasmo di Antigone e +Europa
Grande soddisfazione da parte dell’associazione Antigone, da anni in prima linea per i diritti dei detenuti. Il presidente Patrizio Gonnella ha dichiarato: «È un passo avanti fondamentale. La Consulta ha riconosciuto un diritto costituzionale, ora tocca a ogni casa circondariale adeguarsi. Non ci sono più scuse né alibi». E ha aggiunto: «Una casa circondariale che rispetta la dignità umana è una casa circondariale che funziona e rieduca». Anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha accolto con favore il provvedimento, ma con riserva: «Ora serve un impegno concreto da parte di direttori e provveditori regionali per rendere questi diritti effettivi ovunque, senza ulteriori ritardi. Vigileremo affinché ciò accada».
L’indignazione della polizia penitenziaria: “Schiaffo al sistema”
Di tutt’altro tono le reazioni del sindacato Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), che ha parlato di «uno schiaffo in pieno volto ai poliziotti penitenziari e a tutto il sistema carcerario». Il segretario generale Leo Beneduci ha chiesto il ritiro immediato della direttiva e l’avvio di un tavolo di confronto. Secondo Osapp, la misura espone il personale a rischi sanitari e organizzativi insostenibili: «Nessun protocollo sanitario, nessuna garanzia di igiene, in strutture dove manca persino l’acqua calda. Chi sanificherà gli ambienti dopo ogni incontro? Dove sono i fondi, il personale medico, gli strumenti per tutelare la salute di tutti?». Il tema è delicato, e le tensioni tra diritto alla dignità e sicurezza penitenziaria sembrano destinate a intensificarsi nei prossimi mesi.